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La moda non è solo futilità. Il modo di vestire di una collettività infatti è sempre strettamente collegato alla sua storia politica, economica, sociale ed ideologica. Un avvenimento traumatico, quale fu, ad esempio, la Rivoluzione francese operò profonde trasformazioni. L’abito perse allora – così almeno ebbero a sostenere le cronache mondane del primo Ottocento – le differenze caratteristiche che distinguevano il signore o nobile, il cittadino, l’artigiano, in sintonia con l’ideologia egualitaria. Da allora l’alternarsi e l’intrecciarsi della standardizzazione e della differenziazione in sincronia, rispettivamente con idee democratico-egualitarie ovvero con esigenze oligarchiche o comunque con aneliti o pretese di separatezza da parte di determinati strati sociali costituisce un leitmotiv ricorrente. Il volume ripercorre le tappe più significative dell’evoluzione della moda delle italiane, dal Settecento ai giorni nostri, mettendo in luce tutto il complesso intreccio dei fenomeni socio-economici, culturali e di costume che accompagnano tale processo.
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