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Un omicidio su un treno bloccato dalla neve, pochi indiziati tra cui reperire il colpevole e nessuna possibilità di fuga dal luogo del delitto. In queste due righe la sinossi non di un romanzo, ma di un capolavoro del genere giallo. Assassinio sull'Orient Express è un emblema nel campo della letteratura di genere, uno dei più famosi romanzi della scrittrice inglese, con protagonista l'altezzoso investigatore belga Hercule Poirot. Semplicemente complesso, ha nella scrittura e nella capacità descrittiva dei particolari il suo punto di forza, con maestria viene attirata l'attenzione del lettore su peculiarità indiscutibili (es. le impronte mancanti sulla neve), proponendogli conclusioni evidenti al limite dell'ovvietà, almeno fino al paragrafo successivo, dove le certezze precedenti vengono rimesse in gioco. L'analisi sotto altri punti di vista genera nuove sicurezze dalla breve durata e di questo passo si viene condotti fino alla fine del libro dove la verità palesata mette tutti d'accordo e fa quadrare tutti i punti. In questo susseguirsi di convincimenti e di dissuasioni si scopre un progetto criminale altezzoso e imponente, tuttavia logico e perfetto nella sua realizzazione. Con poche pagine, il romanzo non supera le 250 pagine, vengono descritti una miriade di fatti e vengono caratterizzati una ventina di personaggi provenienti da paesi diversi, messi a stretto contatto dallo spazio angusto delle cabine e dei vagoni del treno su cui viaggiano. L'attenzione si pone sui loro modi di fare e di dire, sulle loro emozioni e su come il tutto trapeli dalle loro parole durante le domande di Poirot, messo a capo dell'investigazione in maniera un po' arbitraria e impropria. Pagine di conversazione che tracciano i protagonisti e i luoghi, dialoghi illustratori delle scene e pochissime narrazioni esterne a delineare il contesto. Se la soluzione finale lascia a bocca aperta o forse fa storcere il naso ai meno amanti del genere di sicuro chiede a tutti un'analisi e un pensiero sul tema proposto e su quanto ci sia di esatto, accettabile e perpetrabile nello spunto di riflessione presente nel romanzo, che potremo riassumere nella frase di machiavelliana memoria “il fine giustifica i mezzi”?
Ho appena finito di leggere questo libro in vista dell'uscita al cinema del film. Non sono un'amante dei gialli e non ne leggo molti, ma con la Christie si va sempre a colpo sicuro. Questo è il secondo libro che leggo di questa autrice e capisco perchè è considerata la regina del genere giallo: dall'ambientazione alla caratterizzazione dei personaggi non delude mai. Questo è considerato uno dei suoi capolavori per eccellenza e mi aggrego al parere: l'ho divorato in un paio di giorni, non riuscivo a staccarmi dalle pagine, e ammetto di essere rimasta folgorata dalla figura di Hercule Poirot.
Esistono varie tipologie di gialli: il giallo deduttivo o classico, il giallo hard boiled, il giallo psicologico, il noir, il thriller e tutti i loro derivati che ultimamente stanno prendendo piede. C'è però un'altra tipologia di giallo, non riducibile ad uno dei sotto-generi sopra citati e che io amo definire "alla Agatha Christie". Tra i romanzi della nota scrittrice britannica due calzano a pennello la mia classificazione ovvero "L'assassinio di Roger Ackroid" e il suddetto "Assassinio sull'Orient-Express". Nello specifico cos'è che rende questo poliziesco una lettura unica nel suo genere tanto da essere ritenuto come uno dei migliori romanzi del secolo scorso? Incredibile a dirsi ma il suo successo risiede nella disarmante banalità della risoluzione del crimine e nelle capacità di baro della Christie: mai in un romanzo giallo la risposta è così a portata d'occhi ma nascosta, mai così semplice ed evidente ma allo stesso tempo criptica e ben celata come nell'"Assassinio sull'Orient-Express".
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