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Questo studio sull’influenza della macchina e del macchinismo nelle esperienze artistiche contemporanee esamina le molteplici concezioni creative e i diversi atteggiamenti di esaltazione, assimilazione, ironia, rifiuto, integrazione che emergono dallo scenario dei movimenti dal XIX secolo alle avanguardie storiche del XX, e dalle neoavanguardie ai tempi attuali. L’excursus ripercorre dall’ottocento ai giorni nostri le implicazioni della macchina relative al rapporto tra natura e artificio, creatività e tecnica, artigianato e industria, estetica e funzione, arte e scienza, produzione seriale e unicità dell’opera, manualità e ready made, ideazione e applicazione pratica. Il tema si innesta nella fantasia dei romantici, nella verità naturale dei realisti, nella visione ottica degli impressionisti, nell’enigmaticità visionaria dei simbolisti, esaminato con il supporto della teoria critica di studiosi quali Banham, Benjamin, Francastel, Hauser, Klingender, Giedion. Si affronta nelle prime avanguardie del novecento, dal cubismo all’espressionismo, il parallelismo con gli apporti scientifici e la condizione di vita nella metropoli industriale, per proseguire con la celebrazione futurista dell’universo meccanico, e con gli apporti produttivisti e formalisti russi e delle esperienze neoplastiche, fino alla dissacrazione ironica dadaista, propria nella seconda metà degli anni Cinquanta anche del new dada e del nouveau réalisme, e alla negazione totale del tecnicismo nella metafisica, nel surrealismo e nelle ricerche informali ed espressioniste astratte, rispetto alla serialità meccanica della pop art negli anni Sessanta. Il saggio procede con un’indagine sul confronto tra macchina e corpo nella body art e nel postmodern e si conclude con l’assunzione della tecnica industriale e delle scienze logiche nell’optical art e nelle ricerche minimaliste e concettuali, fino agli esempi recenti della fotografia digitale e della videoarte che integrano i media dell’universo elettronico.
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