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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2013
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Bellissimo. La scrittura di Alice Munro non è mai banale, ma costruisce delle storie coinvolgenti e appassionanti per il lettore. Un premio Nobel per la letteratura assolutamente meritato.
Quanto amo le novelle “magnetiche” di Munro! Riescono a prelevarmi dall'estremo sud d’Italia, - che, sappiamo bene, a quali loschi individui, collegati in rete tra loro, è soggiogato -, fino a portarmi nell'immensa campagna canadese - tra la Seconda Guerra Mondiale e gli anni Settanta o poco dopo -, ghiacciata per la maggior parte dell’anno, con le sue donne che non si fanno scrupolo di abbandonare mariti tediosi, violenti o infedeli, e che si rifanno una vita, anche a costo di passare da un amante all’altro, di scuoiare e pulire tacchini, di servire nelle case altrui, pur di rendersi economicamente indipendenti. La presente è una raccolta di novelle di straordinario valore artistico (al quale sicuramente contribuisce la traduttrice), alcune di carattere autobiografico ma tutte scavano nell'animo umano. Mi permetto di ricordarne tre, ma sono tutte bellissime. Nel “Cowboy della Walker Brothers”, Munro ricorda come lei e il fratellino seguivano il padre, in giro con la sua vecchia auto per la sterminata campagna canadese, per vendere alle donne di quelle fattorie isolate purganti, ricostituenti, creme di bellezza e simili. In “Maschi e femmine” il padre, che, prima di fare il rappresentante, aveva un allevamento di volpi argentate, di cui poi vendeva le pellicce, perdona Alice per avere fatto scappare una delle volpi, per sottrarla al suo atroce destino; egli dice al fratellino, che sicuramente non avrebbe avuto questa tenerezza: dobbiamo scusarla, perché Alice è femmina. Ne “Il giorno della farfalla” una bambina immigrata, Myra Sayla, compagna alle elementari di Alice, è isolata da tutti, forse perché impregnata dall'odore poco salubre dell’attività del padre. A un certo punto Myra non viene più a scuola; la maestra dice alle bambine che è ricoverata in ospedale e le invita a farle visita; Alice e le altre bambine, che l’avevano sempre allontanata, vanno a trovarla portandole ciascuna un regalo, confezionato con impegno e amore; dopo che le altre se ne vanno, Myra trattiene Alice; quest’ultima rimane (anche se ciò le costa parecchio, come ammette onestamente) e la rincuora, ben sapendo che non la rivedrà più. Questa novella mi ha ricordato la storia di Iljùša (nei Fratelli Karamàzov), il bambino, schernito da tutti i suoi compagni di classe, che muore di tisi attorniato da quei bimbi che tanto l’avevano fatto soffrire. In “Domenica pomeriggio” una ragazza va a servizio presso una famiglia ricchissima, come lavoro estivo. La trattano bene; uno dei padroni più giovani le fa delle avances e lei le accetta, sia perché il giovane le piace sia soprattutto perché vuole rimanere in quella famiglia fortunata; ma dentro di sé avverte indistintamente “un’umiliazione nuova e ancora segreta”.
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