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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2020
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Alina Bronski ci regala un romanzo delicato, omaggio ad una terra temuta, che per tutti significa morte, ma per qualcuno significa casa e significa Vita, ricordi, affetti, amori. Baba Dunja è una donna anziana che vive in un villaggio nei pressi di Chernobyl, una zona interdetta, ma dove molti hanno deciso di ritornare. La vita dell'agglomerato scorre lenta, ma un nuovo arrivo ne sconvolgerà momentaneamente gli equilibri. Il passato della donna lentamente emerge, con immagini a volte molto poetiche, tristi, dai toni forti. Una lettura lieve, ma non leggera.
Un gioiellino che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.
Partire è un po’ morire: per Baba Dunja è verissimo, ma è altrettanto vero anche il contrario, perché Baba Dunja torna a casa sua, ora che è vecchia, a morire in pace, dopo aver dovuto abbandonare tutto per NON morire, perché baba Dunja viveva in un paese vicino a Chernobyl quando, nel 1986, quando esplose il reattore della centrale nucleare. Adesso la terra di nessuno è sempre radioattiva, ma tanti hanno già fatto la scelta di Baba Dunja: quelli che conosciamo noi sono gli altri anziani che si riappropriano del paese, dove la corrente c’è e non c’è( come l’acqua corrente del resto), senza riscaldamento e senza campo… Eppure, Baba Dunja descrive quasi un quadro idilliaco, una natura rigogliosa… certo, magari dai colori un po’ strani! La voce di Baba Dunja ci accompagna in questa terra di nessuno e intanto ricostruisce una vita drammatica ma affrontata sempre con grande ironia e incosciente coraggio. Breve romanzo che contiene in stessa misura forza e poesia, che ci costringe a sorridere sempre, nonostante tutto. Baba Dunja è una nonna (prima donna) determinata, indipendente e libera: insomma, se la terra è radioattiva, Baba Dunja è radiosa
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