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Quale aspetto assume l’architettura della fortificazione dopo l’avvento delle armi da fuoco ? Come la si deve “vedere”? In che modo culture militari diverse hanno inciso sulla struttura spaziale della moderna città europea?Per rispondere a queste ed altre domande occorre non solo analizzare le caratteristiche specifiche dei singoli edifici con i consueti strumenti della filologia, ma è anche necessario spostare l’attenzione sugli spazi che li circondano, siano essi urbanistici o ambientali. Spesso infatti si dimentica che i territori intorno alle costruzioni militari, o più propriamente quelle zone che vengono denominate “servitù militari”, erano sottoposte a precisi condizionamenti che ne regolavano l’utilizzo, influenzando a loro volta le forme delle costruzioni. Il rapporto tra architettura militare e spazio circostante si costruisce dunque sulla base di vincoli e norme che ne determinano la dialettica, secondo meccanismi che aappaiono sostanzialmente simili dalla seconda metà del XV secolo alla fine del XIX. Un’analoga tensione architettonica sembra infatti sottesa alle fortezze di Francesco di Giorgio, alla cittadella settecentesca di Ignazio Bertola ad Alessandria, fino ai forti ottocenteschi di Giulio d’Andreis a Genova.Prendendo le mosse dall’architettura di Brunelleschi, regolata da un’impostazione geometrica, l’autore segue l’evolversi dell’architettura militare attraverso le fondamentali innovazioni di Francesco di Giorgio, di Leonardo, di Peruzzi e dei Sangallo. In parallelo si osserva il carattere militare dell’urmanistica, evidente nelle città di nuova fondazione, da quelle cinquecentesche alla Torino del Seicento, dalle città di Vauban fino alla genova di Giulio d’Andreis, ma determinante anche per la crescita di Parigi, Anversa, Copenhagen e Roma.
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