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Anno edizione: 1995
Anno edizione: 2012
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La storia, per i siciliani, si presenta subito, al suo primo apparire, con la smorfia violenta e assurda della farsa.
Si capisce, leggendo Camilleri, che il suo piacere letterario maggiore, raccontando vicende della provincia siciliana (fatti veri su cui trama e ordisce la finzione, e quindi in sé semplici se non fossero intricate dall'essere appunto siciliane), è quello di riportare il dialogo vivo. È un piacere che si comunica immediatamente al lettore, per la particolare forza comica dell'arte di Camilleri; ma assieme al piacere, poiché il linguaggio è la casa dell'essere, e con la stessa forza e immediatezza, si comunica una specie di nucleo di verità dell'essere siciliano. L'iperbole e il paradosso della battuta, cui corrispondono l'amara coscienza dell'assurdo in cui siamo e il dolore sordo per l'immutabilità di questa condizione. Camilleri inventa poco delle vicende che trasforma sulla pagina in vorticosi caroselli di persone e fatti - qui il fatto vero, conosciuto dalla celebre Inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1875-76, è il susseguirsi di intrighi, delitti e tumulti seguiti alla incomprensibile determinazione del prefetto di Caltanissetta, il toscano Bortuzzi, di inaugurare il teatro di Caltanissetta con una sconosciuta opera lirica, Il birraio di Preston. E anche in questo attenersi al fondo di verità storica c'è probabilmente un senso preciso: in Sicilia non serve attendere che la storia si ripeta per avere la farsa. La storia, per i siciliani, si presenta subito, al suo primo apparire, con la smorfia violenta e assurda della farsa.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Prende spunto da un fatto realmente accaduto di fine ‘800, ma le vicende sono in massima parte inventate. L’ affabulazione dell’autore è fuori discussione. La storia si snoda in episodi senza un ordine cronologico attorno al fatto, non ho apprezzato la miscellanea di alcuni episodi, ma da una bazzecola solo un maestro può scrivere una lezione.
Camilleri non delude mai, specialmente nei suoi romanzi storici o di costume dove riesce a mettere in mostra tutta la sua fine ironia e la feroce critica finale a come la storia o le storie vengano poi riscritte a posteriori travisando completamente la realtà.
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