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Ricorrendo all'artificio letterario del falso manoscritto, Camilleri ci racconta tre anni della vita di Caravaggio trascorsi perennemente in fuga tra Malta, la Sicilia e infine Napoli. Anni frenetici in cui cerca di sfuggire a condanne a morte già proclamate e altre non investite dal carattere dell'ufficialità ma non per questo meno minacciose. Ossessionato da paure e visioni, il pittore maledetto riesce tuttavia a creare alcune delle sue opere immortali che Camilleri ci restituisce illuminate da una nuova luce: quella del sole nero. Senza venir meno al suo stile arcaicizzante e un po' manierato, lo scrittore siciliano ci regala un lavoro piacevole e accattivante, assolutamente consigliato.
Siamo qui difronte ad un Camilleri diverso,non più schermato dal linguaggio dialettale ma sempre interessato all'intrigo. Qui l'abilità narratoria dell'autore gioca con un fantomatico scritto di Caravaggio e parte da questo per narrarne le ultime opere e gli ultimi momenti di vita passati in Sicilia. Camilleri dà prova di grande maestria utilizzando un italiano arcaico, non difficile da interpretare e molto piacevole da leggere. Come sempre Camilleri non è mai nè banale nè ridondante e la lettura scorre veloce dando al lettore delle informazioni interessanti sull'ultimo periodo della vita del genio delle trasparenze, del dolore e della fatica di vivere. Geniale l'idea del susseguirsi, a fine storia, delle immagini delle ultime tele accompagnate dai commenti del grande pittore, veri o inventati che siano.
La trama vuole che Camilleri torni in Sicilia per assistere ad uno spettacolo nell'antico teatro di Siracusa, durante il soggiorno viene contattato da un misterioso Gianni che lo prega di incontrarlo. Lo scrittore, solleticato dalla situazione, accetta e viene condotto in una villa fuori mano dopo essere stato opportunamente bendato. Qui Gianni lo lascia e lo scrittore incontra un altrettanto misterioso personaggio che svela il motivo di tante precauzioni: è latitante. Ha da poco perso la moglie per una malattia che le dava requie solo nella lettura dei romanzi di Camilleri e per questo ha voluto che il marito le promettesse di contattare lo scrittore e, come pegno della sua riconoscenza, permettergli la lettura di un antico manoscritto di loro proprietà. Il nostro autore, conosciuta l'opera come il diario che il Caravaggio aveva tenuto durante la sua fuga a Malta e in Sicilia, rimarrà da solo a trascrivere quello che potrà e che noi leggeremo nelle pagine successive. Questo l'abbrivio ma il seguito è altrettanto deboluccio: nell'improbabile diario Camilleri svela in pochissime pagine una serie di misteri da far rabbrividire chiunque abbia letto qualche monografia sul pittore milanese, per non dire poi dei dati accertati che sfata con nonchalance. Tra questi ultimi mi piace intrattenermi per qualche riga sulla eterosessualità del pittore. Il mito di Caravaggio nasce all'insegna del "maledettismo": è il giovanissimo e geniale pittore bohemienne dai gusti sessuali onnivori che, ciliegina sulla torta, muore ancora nel fiore degli anni. Col tempo la critica ha ridimensionato questo ritratto: restano la sua vena violenta, di cui parlano i rapporti di polizia, e la sua morte prematura, vengono invece meno la precoce genialità (la fortunata scoperta del documento di battesimo retrodaterebbe l'anno di nascita al 1571, riportandolo tra i comuni mortali almeno per il suo corso di studi) e la bisessualità, di cui non si parla in nessun documento. I nostri contemporanei, per alcuni volti efebici e per alcune pose eccessivamente languide dei giovinetti ritratti (difficile guardarli e non pensare ai ragazzi di vita di Pasolini), l'hanno presunta ma i critici pian piano si sono arresi alla mancanza pressoché totale di indizi che giustificassero tale conclusione: Caravaggio era molto probabilmente eterosessuale. Lecito è quindi senz'altro che un autore modifichi la vita di un personaggio storico, nel momento in cui lo tramuta in protagonista di romanzo, come meglio crede per la riuscita dell'opera, ma rinfocolare un mito critico ormai messo alle spalle? Tale punto rimane comunque un cruccio personale di chi cerca, qualche volta, di tirar le somme tra i tanti saggi che continuano ad aggiornare, col passare degli anni, la vita del pittore e le date delle sue opere ritornando su passate posizioni ormai date per scontate. Ma in nulla, i reali gusti sessuali di Caravaggio, smuoverebbero il giudizio sul racconto: vista l'estrema brevità della narrazione non c'è tempo perché le trame dell'intreccio diventino fitte abbastanza da essere romanzo mentre ci sono troppi fatti che un racconto possa sopportare e trasformare in una storia godibile. Insomma, come accade negli ultimi anni per molte mostre, se non si parlasse di Caravaggio nessuno sarebbe qui.
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