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In questo saggio non si propone una silloge d’autori che si sono cimentati nella scrittura di narrativa per l’infanzia, ma una miscellanea di romanzieri della letteratura italiana (Verga, Svevo, Pirandello, Calvino, per citarne solo alcuni) che, nelle varie tappe della loro formazione umana ed artistica, hanno creato immagini di fanciulli.
Ergo, non un saggio sulla letteratura per l’infanzia, ma sull’infanzia nella produzione letteraria italiana del tardo Ottocento e del Novecento, fino a lambire l’attualità.
Lo sfondo concettuale all’interno del quale si articolano le riflessioni è ascrivibile alla nozione di “inseità dell’infanzia”, ossia all’individuazione e alla faticosa conquista di un suo statuto epistemologico, contiguo ma non contaminato dall’adultità. In letteratura si riflette perciò quel processo storico che ha visto, nell’arco d’un secoloe mezzo, la prima età affrancarsi da coercitivi dettami pedagogici, riconoscendole sogni e bisogni suoi propri.
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