Ai libri di Vitali non si può chiedere molto se non di consentire di passare alcune ore in tutta tranquillità e magari piacevolmente. Quando questa semplice aspettativa viene disattesa è ovvio che la lettura diventa particolarmente faticosa, soprattutto se ci si accorge che l’autore tira in lungo con il solo scopo di riempire pagine. E’ questo il caso di La ruga del cretino, titolo invero un po’ infelice, soprattutto se si guardano gli scarsi contenuti dell’opera. E pensare che, per l’occasione, alla penna di Vitali si è unita quella del noto criminologo Massimo Picozzi, anche se in questo caso si può tranquillamente dire che l’unione non la forza. Per scrivere il romanzo il narratore comasco parte da lontano, un po’ troppo da lontano, dilungandosi in eventi di poco, per non dire di nessun interesse; che cerchi di aggiungere pagine a pagine è abbastanza evidente, ma non è la corposità che può decretare il successo di un’opera, bensì il suo contenuto e la sua trama. Considerato che il primo è sempre assente, sarebbe stato logico trovare una vicenda abbastanza appassionante, ma così non è, tanto che dopo dieci pagine ho cominciato a innervosirmi, dopo altre dieci a sbadigliare e, arrivato a pagina 32, ho spento la luce (ero a letto) e mi sono addormentato. Penso che sia superfluo che aggiunga che a quella pagina la mia lettura si è fermata e non è più ripresa; è un peccato perché, pur considerando Vitali più che un artista un buon artigiano della penna, in questo caso non è riuscito a concretizzare il solito diligente romanzo e di conseguenza il mio giudizio non può essere che negativo e tale da sconsigliarne la lettura.
La ruga del cretino
La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce, ed è nata storta. Ha una macchia sulla guancia sinistra e ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane. Chi la vuole una così? Chi la prende anche solo come servetta di casa? E l'agosto del 1893 e per i due coniugi, lavoranti presso il rettorato del santuario di Lezzeno, poco sopra Bellano, è arrivata l'occasione giusta. Perché una devota, Giuditta Carvasana, venuta ad abitare da poco a villa Alba, è intenzionata a fare del bene, per esempio aiutare una giovane senza futuro. Per Birce non sarebbe cosa da poco, perché la vita non pare riservarle un destino felice. Come a quella povera fioraia di Torino massacrata per strada. Che a dire il vero, in quell'estate lontana, non è la prima vittima. I loro corpi sono a disposizione della sala anatomica dell'università torinese, dove il dottor Ottolenghi, assistente del noto alienista Cesare Lombroso, li analizza con cura, convinto che dalla medicina possa venire un aiuto alle indagini. Oltretutto, dalle tasche delle sventurate salta fuori un biglietto con incomprensibili segni matematici. Indicano un collegamento tra quelle morti? E nel mirino dell'omicida può essere finito lo stesso Lombroso, che già aveva ricevuto un analogo foglietto insidiosamente anonimo? Trovare la soluzione non è cosa per cui possa bastare il rigore della scienza. Forse, fantastica il Lombroso, lo spiritismo potrebbe dare un contributo. Per quanto a praticarlo siano persone fuori dall'ordinario.
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Autore:
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Edizione:5
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Anno edizione:2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Renzo Montagnoli 07 maggio 2018
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Questo libro scritto a quattro mani è un po' diverso dai precedenti del Vitali. La scrittura è sempre interessante ed arguta e la suddivisione in brevi capitoli, il successivo che riprende le ultime parole del precedente, rende la lettura ancora più piacevole. Ritengo però che alcune parti potevano essere accorciate per non creare confusione tra i tanti personaggi. Rimane assurda (in senso positivo) la capacità del Vitali di inventarsi i nomi dei personaggi, davvero spassosi. Non ho capito bene il finale del libro, dovrei discuterne con chi lo ha letto per avere delucidazioni.
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anna Albini 24 novembre 2016
Mi piace Vitali, tengo sempre un suo libro nel casetto pronto a essere estratto a titolo consolatorio perchè ne apprezzo l'intelligente leggerezza. Ho ritrovato il profumo del lago e i colori dei persoanggi anche in questo libro ma, ma, non so c'è qualcosa che me lo ha fatto apprezzare meno degli altri. Forse il finale inconcludente, forse inconcludente solo per me, forse lo stile narrativo completamente differente, forse qualcosa di impalpabile. Non è certamente il mio preferito ma per fortuna è un Vitali
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