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Anno edizione: 2021
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Ammetto che il libro è scorrevole e si legge in una serata, e sparsa tra le pagine c'è una Napoli un po' folcloristica con la gente che fa ammuina, Posillipo, il mare, mi ha fatto venire voglia di tornarci. Però la storia non mi è piaciut. Scrivere in dialetto che c'è gente che si fa gli affari suoi e non pensa a soccorrere il prossimo non basta per fare un buon libro.
I casi della cronaca quotidiana non mancano mai di incuterci nell’animo il timore “dell’altro”. Che “altro” sia poi l’extracomunitario o il vicino di casa poco importa, se non ai fini politici. Più il Mondo si ricopre di persone e più gli individui tendono ad avere paura di chi gli sta accanto. Mentre una volta il cortile ed il quartiere erano posti frequentati da comunità ora gli stessi luoghi sono frequentati da singoli o da famiglie che non hanno nessuna voglia di andare oltre la conoscenza superficiale di chi frequenta le stesse scale del condominio. Questa forma di vivere a blocchi compartimentati non fa che accrescere il timore per l’altro, la paura che questo possa essere una minaccia concreta. Questa diffidenza profonda ingenera una chiusura nei confronti degli altri che, troppo spesso, ci spinge fino al non rispondere a richieste di aiuto rivolteci da persone sconosciute. Quest’ultimo atteggiamento è indagato magistralmente da Andrej Longo in “Chi ha ucciso Sarah?”, edito da Adelphi. L’atmosfera che pervade il romanzo è quella del giallo classico ma la conclusione è una chiusura sociologica, che ci induce a riflettere sul silenzio che pervade le coscienze di fronte alla morte inspiegabile di una giovane donna. Un romanzo che usa il genere noir per dispiegare un volo sulla nostra condizione di “essere civili”; un romanzo come nella migliore tradizione della letteratura italiana.
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