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Per la maggior parte dei contemporanei, Angela da Foligno non è che un fantasma. L’oscurità che circonda la sua vita (visse nella seconda metà del Duecento, ma i tratti biografici sono sfuocati) e i suoi testi (trascritti da altri e volti in latino dall’originale parlata umbra) sembra d’altra parte costituire la sua cifra. La personalità di Angela è ambigua, cangiante: Huysmans la definì «la più amorosa fra le sante», ma per Bataille, che ne fu folgorato, era la donna del delirio notturno, l’emblema stesso delle tenebre del veggente. Chi fu allora Angela da Foligno? Una penitente illetterata dedita a terrificanti pratiche ascetiche, una visionaria dai comportamenti sfrenati, spinti al limite della follia, o una «grande metafisica» della vita mistica?
Questa antologia, curata da Giovanni Pozzi, senza dubbio uno dei più profondi conoscitori della letteratura mistica, consente finalmente di ritrovare, nei suoi aspetti più significativi, l’esperienza interiore e la fisionomia intellettuale di Angela, e di scoprire come in lei convivano, in maniera sorprendente, «una passionalità smisurata e corposa e una capacità speculativa sottile e inquieta» (Pozzi). E se per Angela la parola è inganno blasfemo ogniqualvolta è chiamata a rappresentare l’ignoto, nondimeno il suo stile, disadorno e aspro, in cui i pensieri sembrano tumultuare per superare ogni limite, non mancherà di affascinare il lettore.
L’ampio saggio introduttivo di Pozzi ricostruisce inoltre lo scenario su cui Angela si mosse: quello straordinario brulicare di «languori, estasi, lacrime, visioni, malattie misteriose» che nell’Italia della seconda metà del Duecento consentì alla donna di affermare per la prima volta la sua presenza nella vita della Chiesa e di dar vita a un nuovo genere letterario, quello delle «rivelazioni».
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