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Quando si parla di persecuzione degli ebrei, spesso viene in mente questo libro che attraverso gli occhi di una ragazza ci racconta come si viveva in quel terribile periodo. Anna racconta fedelmente il terrore e l'incomprensione che caratterizzava la vita dei perseguitati dal nazismo. La scrittura, semplice ma efficace, permette una lettura veloce e tutt'altro che pesante, nonostante i temi tragici trattati. Sicuramente il fatto che dietro il diario non ci fossero velleità letterarie ci ha regalato un'opera di grande valore che credo dovrebbero leggere tutti nella vita.
Mi permetto di dissentire dal commento di LiberaPensatrice. Non posso che parlare bene di Anne Frank. Dal mio modesto punto di vista, il Diario è una pietra portante della letteratura della seconda guerra Mondiale. Ciò che si tende a dimenticare è che Anne Frank non è stata una scrittrice, bensì una scrittrice tredicenne/quattordicenne. E' vero, spesso e volentieri nel libro si abbandona alla descrizione delle liti dell'Alloggio, piccoli screzi e quant'altro. Ma non si può di certo pretendere (da una tredicenne) divagazioni filosofiche o simili. Quel che dobbiamo apprezzare di Anne è la semplicità e il modo con cui affronta la prigionia: potrebbe abbandonarsi a sè stessa, vivere una "mezza" giovinezza angosciata dal male che la circonca. E invece, in quel nascondiglio circondato dal male, riesce a cogliere tutti gli aspetti positivi della vita. Piange, si arrabbia, ride, si invagisce di Peter e quant'altro: in sintesi, vive! In una lettera (testuali parole) scrive: "Non voglio far la fine di gran parte della gente, che non ha vissuto per un scopo. Voglio essere utile o procurare gioia alle persone che vivono attorno a me ma che lo stesso non mi conoscono, voglio continuare a vivere anche dopo la morte!". Bhè, se potessi parlarti Anne ti direi questo: dopo 65 anni vivi ancora, e come hai conquistato me hai conquistato il cuore di altre migliaia di persone. Ne sarebbe felice.
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