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Lo spettro dell’individualismo di massa si aggira per il mondo – vecchie e nuove disuguaglianze si vengono profilando all’orizzonte di una globalizzazione nella quale i progetti collettivi appaiono sempre più contingenti e occasionali. Lo scenario politico in cui viviamo, del resto, sembra rispecchiare fedelmente i connotati di un modello d’uomo che, a fronte della propria fragilità identitaria, appare convinto di poter godere/consumare il mondo e se stesso, slegandosi da qualsiasi responsabilità pubblica che non sia emozionale e tendenzialmente priva di vincoli. L’uomo contemporaneo dà l’impressione di volersi liberare da qualsiasi sentimento di appartenenza comunitaria e di rifiutare con ogni mezzo il riconoscimento della propria finitezza costitutiva. Nella convinzione che, senza un’analisi adeguata dei presupposti storico-teorici della modernità, sia impossibile affrontare adeguatamente le sfide del presente, questo volume s’impegna pertanto in una genealogia dei percorsi che hanno condotto a tale fenomenologia. Attraverso la ricostruzione del rapporto uguaglianza/disuguaglianza in diversi grandi classici della modernità, inscritti in un percorso che va da Hobbes a Nietzsche, esso conduce sulla soglia di questioni decisive: che cos’è la “potenza” dei moderni e quali sono state le tappe decisive del suo sviluppo? Quali ragioni politico-antropologiche hanno condotto al populismo spoliticizzato? E dunque: in quale maniera è necessario coniugare oggi individualismo e comunità democratica? E soprattutto: qual è l’origine e il destino del loro rapporto?
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