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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2021
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Tristezza, solitudine, emarginazione: è questa l’Islanda che emerge dai libri di Arnaldur Indriðason e i luoghi (siano essi costruiti dall’uomo o ambienti naturali) riflettono in modo abbastanza netto le difficili condizioni di vita; in poche parole, leggendo i gialli di questo autore è abbastanza difficile incontrare (o anche immaginare) islandesi contenti o, più semplicemente, soddisfatti. Erlendur, investigatore cinquantenne della polizia di Reykjavík, non sfugge a questo ritratto: fallimenti affettivi e uno scarso interesse per le relazioni amicali completano il quadro. I crimini su cui la polizia investigativa si trova ad affrontare sono tutti a abbastanza standard: violenze legate a vari tipi di dipendenza, omicidi scaturiti da un eccesso di violenza e con scarsa probabilità di premeditazione, scomparsa di persone spesso legata ad avverse condizioni atmosferiche ed eccesso di abuso di alcol. Un lavoro di routine che può indurre a sottovalutare alcuni indizi perché in contrasto con la consuetudine; questo però non succede a Erlendur che riesce a cogliere gli elementi dissonanti e a considerare piste investigative giudicate dai suoi colleghi dettate dall’eccentricità e dalla cocciutaggine del loro collega. In questo quarto romanzo della serie, Erlendur si trova proiettato nell’infida palude delle relazioni genitori-figli che, in una comunità omogenea come quella islandese, è possibile far risalire indietro nel tempo sino a molte generazioni. In questa situazione non è sempre possibile dimenticare o tacere il passato e sembra che per gli islandesi il precetto biblico secondo cui le colpe dei padri ricadono sui figli abbia una concretezza con cui molti si devono confrontare.
Un omicidio islandese...strano ma vero....atmosfera cupa, piovosa, alla Blade Runner, un investigatore dal nome impronunciabile (come tutti i protagonisti d'altronde...) e la situazione familiare a dir poco intricata e disperata...due colleghi "normali" e un caso che affonda le radici nel passato...Parte bene e si "intrica" il giusto....poi si perde un po' e alla fine dà la sensazione di essere un po' scontato...Ma si fa leggere e in fondo anche apprezzare.
Trama variegata, con temi diversi che trovano unità (come spesso nei polizieschi, un po' artificiosamente) alla fine. Comunque abbastanza avvincente. Si viene a conoscere qualcosa dell'ambiente islandese. Figura originale quella dell'investigatore. Buona la traduzione e senza refusi. Di cattiva qualità la stampa.
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