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Vi sono tempi in cui la politica e la cultura sembrano, se non proprio contrapporsi, quanto meno fronteggiarsi. Tempi in cui la politica stenta a riconoscere i propri orientamenti di valore, e la cultura si ritrae da quella tensione civile senza la quale rischia l'astrattezza e il narcisismo. Questa difficoltà di interscambio si esprime oggi nella ritrosia ad adoperare una parola che in altri tempi ha conosciuto ben diverso smalto: la parola «progetto». Pure, la sinistra non può fare a meno di un progetto, di una qualche piattaforma ideale in grado di orientare il governo delle nostre società, sottraendolo alla pura logica «spontanea» dell'economia e del mercato. Il Progetto per la sinistra del duemila è un documento politico, elaborato in vista dell'assise congressuale dei Democratici di Sinistra, e in quell'ambito, propriamente, sta svolgendo il suo compito di orientamento per la discussione politica. Esso viene qui proposto, in assoluta autonomia da ogni appartenenza di partito, quale elemento di riflessione e di analisi da sottoporre a un serrato vaglio critico, per provare a fare il punto sulle ragioni storiche di una possibile appartenenza intellettuale. La domanda cui anche questo documento rinvia -domanda aperta e priva di risposte certe - è se esista, oggi, in Italia, in Europa, un qualche massimo comune denominatore in grado di accompagnare il percorso post-ideologico di una sinistra alla ricerca del suo ubi consistam. E poiché una simile ricerca non può più - se mai ha potuto - essere condotta nel cielo astratto delle pure enunciazioni di principio, si tratta di verificare la congruenza tra orientamenti generali e concrete politiche, tra tendenze e compatibilità, tra valori e parametri.Preceduto da una presentazione di Walter Veltroni, e seguito da un insieme di commenti critici di Norberto Bobbio, Marcello de Cecco, Jacques Delors, Ilvo Diamanti e Bruno Trentin, il volume si chiude con una replica di Giorgio Ruffolo, coordinatore della commissione che ha elaborato il Progetto.
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