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Il titolo, “Diambadon” riporta ad una danza rituale di passaggio dall’età bambina all’età adulta ed è titolo di speranza, cosi come inneggia alla speranza la copertina, opera dell’artista cerretese Raffaela Di Nicola. Un libro (edizioni Epigrafia? che nasce dall’esigenza di raccontarsi e l’autore Babacar Niang GAssama, per tutti Baba, approdato in Italia dopo un tortuoso viaggio dal Senegal e dopo aver conosciuto la tortura, la vessazione, la fame, lo fa con profondo senso di dignità e soprattutto rispetto per sé, per i suoi compagni, per chi lo ospita. Una narrazione di semplice lettura per una persona che ha capito che l’integrazione nasce dalla conoscenza della lingua e che in pochi mesi è riuscito ad imparare l’italiano, a parlarlo fluentemente, ad integrarsi con gli ospitali arianesi che lo ospitano in una struttura ad Ariano Irpino. Un libro che dovrebbe essere letto da tutti per il messaggio di speranza, e soprattutto da quelli che “io non sono razzista, ma… “ per aprire le menti, per capire che come scrive Baba “esiste solo la razza umana” e questa non ha colore, per capire che chi scappa dalla propria terra lo fa per fame, per sfuggire alla guerra, per immaginare un futuro migliore in terre troppo alungo sfruttate dagli europei compresi gli “irreprensibili” italiani. Rispetto, integrazione, speranza, queste le parole che Babacar ha sentito l’esigenza di mettere su carta, come guida sua madre che casualmente ritrova in una immagine sacra dove una Madonna “bianca” tiene in braccio il suo bambino. Grande riconoscenza per gli amici arianesi, pronti ad accoglierlo dal primo momento in cui è arrivato ad Ariano Irpino, dopo aver visto morire compagni di viaggio per le torture subite in Libia o perché affogati nel corso della lunga traversata nel Mediterraneo. Quel giorno è stato per lui “Il giorno della transazione ad una nuova vita”. Auguri, Baba, il futuro per te e per tanti come te potrà splendere grazie alla tua speranza che ti fa scrivere rivolgendoti al lettore (al quale chiedi scusa delle tue parole):” Spero che da oggi accetterai con minore difficoltà questi pezzetti d’Africa che siamo noi emigrati, con i nostri errori, i nostri vizi e i difetti, ma ancora vivi e sinceri perché spezzoni e riflessi di un’Africa ancora non del tutto simile al vostro occidente, ancora non completamente violata dalla globalizzazione”. La strada è ancora lunga, ma la tua speranza diventerà, prima o poi, certezza. L’editing e la prefazione sono stati curati dalla scrittrice Giuliana Caputo. Il libro è corredato dalle postafazioni di Chiara Festa, psicoterapeuta e Nunzio Lucarelli, psicologo e psicoterapeuta “supervisore affettivo” di centri di accoglienza per ragazzi.
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