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Anno edizione: 2015
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Leggendo Presagio triste di Banana Yoshimoto ho sempre percepito questa malinconia di fondo; malinconia dovuta a una mancanza. A Yayoi non mancano solo dei ricordi, non mancano solo delle risposte, manca qualcosa e manca qualcuno. È come se percepisse l’assenza di quello che poteva essere e che non è stato. E questa mancanza, questa assenza, l’ho percepita anch’io, semplice lettrice e spettatrice della sua storia. Sebbene abbia continuato a percepire queste emozioni fino alla fine, devo dire che nelle ultime pagine ho cominciato a percepire anche speranza da parte della protagonista, forse perché quel qualcosa è stato ritrovato. Non tutto, non in modo completo, ma qualcosa. Banana Yoshimoto ha trattato ancora una volta temi delicati come la perdita, la morte, e anche l’amore. Temi delicati trattati a sua volta con delicatezza, con eleganza, con semplicità, ma senza risultare banale. È un modo diverso, più fragile se vogliamo, di parlare di tematiche di cui non tutti sanno scrivere in modo adeguato. Presagio triste è stata una lettura piacevole, anche poco impegnativa, grazie allo stile dell’autrice che rende tutto più semplice, leggero e decisamente poetico.
Yayoi è una ragazza di diciannove anni che ha vissuto un'infanzia felice. Ma qualcosa la turba: alla ragazza sembrano riaffiorare ricordi che non fanno parte del suo passato. Cerca così un po' di tranquillità a casa della zia Yukino, una persona unica e disordinata. Però questa calma è spezzata dalla scomparsa della zia. Yayoi andrà alla ricerca della zia insieme al fratello Tetsuo, verso il quale nutre sentimenti più profondi rispetto all'amore fraterno. Cosa si nasconderà dietro a tutto questo? Un libro da leggere tutto d'un fiato, con una storia semplice, ma non banale.
"Presagio triste" ha rappresentato il mio primo approccio alla lettura di Banana Yoshimoto, ma non mi ha invogliata ad approfondire la conoscenza di questa autrice. Le premesse della trama sono buone: Yayoi, adolescente malinconica, si ritrova ad indagare sulla scomparsa della zia Yukino, alla quale si sente particolarmente e misteriosamente legata. In effetti la storia scorre in modo piacevole ma si risolve piuttosto banalmente, mettendo in scena il trito e ritrito meccanismo delle agnizioni che spesso si ritrova nella letteratura orientale (si veda "Il peso dei segreti" di Aki Shimazaki, che invece consiglio). Ritengo inoltre che l'autrice abbia introdotto alcuni elementi (per esempio i poteri "soprannaturali" della protagonista) senza poi approfondirli adeguatamente. Consiglio dunque questa lettura soltanto come distrazione della domenica.
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