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Cos’è la fotografia? Qual’è, se esiste, il suo proprio “genio”? In quale rapporto è stata, ed è, con le altri arti e soprattutto con ciò che essa rappresenta, con il proprio referente? Molte sono state le domande intorno alla natura della fotografia e alle sue funzioni, molte le ricerche d’insieme e intorno alle sue singole fasi storiche.L’opera qui pubblicata, dopo una prima apparizione nel 1937, fu lungamente meditata in seguito, e nel 1982 uscì, a cura del Museum of Modern Art di New York, in una nuova edizione completamente rivista e arricchita da nuove acquisizioni, soprattutto di figure rilevantissime di fotografi scoperte soltanto in questi decenni. Beaumont Newhall, uno dei massimi specialisti mondiali, è stato organizzatore di fondamentali mostre ed è autore di studi come The Daguerreotype in America, Latent Image, Airborne Camera, che hanno contribuito a illuminare e rendere più operativo, oggi, il discorso intorno al fatto fotografico e a quello artistico, iniziato del resto in modo geniale negli Stati Uniti ai primi del secolo da quella stupefacente figura di fotografo e gestore d’arte che fu Alfred Stieglitz. Una peculiarità del libro è quella di sfuggire ai problemi ontologici e analisi parziali per ricostruire il percorso – dalle origini ad oggi – di una forma d’arte indipendente, valutando tecnica e immagine come parti complementari inscindibili ai fini del risultato. Il dagherrotipo, le carte da stampa e da sviluppo, gli apparecchi portatili e la polaroid, i rayogrammi (per citare solo alcuni dei temi trattati) sono ripresi in streta connessione con le questioni della diffusione e delle funzioni del mezzo fotografico: dal dilettantismo all’istantanea, dalla fotografia artistica a quella documentaria, alle esperienze astratte.Una storia, quindi, dell’evoluzione anche tecnica di un’arte così sostanzialmente legata al proprio mezzo e per decenni negata come tale essendo appunto scienza e arte al tempo stesso.
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