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Anno edizione: 2018
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Consiglio la lettura a tutti, uomini e donne perchè la sofferenza fisica e la conseguente sofferenza emotiva colpiscono tutti in un modo o nell'altro. Nel caso specifico la sofferenza fisica descritta deriva da una patologia organica che fu descritta per la prima volta verso la fine degli anni Ottanta del Novecento e che ancora oggi non viene riconosciuta come tale dai dottori. Per questo motivo invito qualunque dottore si trovi a leggere queste righe ad acquistare questo libro che non è un trattato sulla malattia (di quelli ne sono pieni le biblioteche universitarie, ma ahimè non li apre nessuno), bensì il racconto di una donna che attraverso la scrittura trova il modo di "restituire ordine al mio percorso, per rimettere insieme i pezzi che la sofferenza ha brutalmente ridotto in frantumi e poi disperso in vari studi medici"... "affido alla scrittura la grande responsabilità di avere una funzione catartica. E' il mio atto terapeutico". E' la storia di una donna che ha vinto ogni stereotipo sulla malattia e che ha saputo trovare la libertà e la voglia di vivere nonostante tutto, assaporando la felicità nelle piccole cose. L'autrice del libro con geniale ironia abbatte il muro del silenzio e dell'ignoranza che ruota intorno a queste problematiche troppo spesso taciute. La frase che mi è piaciuta di più: "Era una sconosciuta ma ero io, era tutte le donne nel confessionale. Era Silvia, ma anche Giulia e Francesca. Era Chiara. Era una di noi".
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