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Non si danno nell'età contemporanea pontificati intensi e carichi di simbologie come quello di Giovanni Paolo II. Se è vero che ha combattuto il comunismo nella sua Polonia e ha contribuito a sconfiggerlo nel mondo, Karol Wojtyla è anche il papa che si è contrapposto come nessun altro all'Occidente opulento ed egoista, condannandone il relativismo etico e le ideologie secolarizzanti. È il papa del terzo mondo, che ha dato voce ai poveri della terra, non senza rischiare l'innaturale abbraccio con l'Islam. Ancora, è il papa della pace e della guerra, che condanna l'intervento in Kuwait, ma insorge a difesa delle vittime dei massacri in Bosnia contro l'indifferenza del mondo. Su una sola cosa il suo pontificato è stato silenzioso: sulla Chiesa e i suoi problemi interni. Da oltre sedici anni la Chiesa è afflitta da una sorta di immobilismo senza riforme, mentre per essa ha continuato a parlare sempre e solo il papa. È così che Giovanni Paolo II ha potuto suscitare i sentimenti e i giudizi più disparati: profeta e restauratore, capo del risveglio spirituale e sostenitore di un neotemporalismo; teorico dei diritti dell'uomo e nostalgico del ruolo subalterno della donna. Il libro di Carlo Cardia esamina, per la prima volta sistematicamente, in modo rigoroso, i grandi temi affrontati da Giovanni Paolo II, offrendo il quadro ragionato di un pontificato che è stato considerato spesso con passione ma senza obiettività. Dalla riflessione di Cardia emergono anche i problemi che Karol Wojtyla lascia in eredità alla Chiesa, la quale dopo un lungo periodo di «esposizione sul mondo» dovrà tornare a riflettere su se stessa e sulla propria essenza più profonda.
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