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Stratega, guerriero, visionario: Thutmose, il primo sovrano a essere chiamato Faraone.
«Christian Jacq ci accompagna in un viaggio appassionante mischiando come sempre avventura e rigore scientifico.» - Corriere della Sera
Reggendo la corona rossa del Basso Egitto e quella bianca dell'Alto Egitto, Puyemre, servitore di Amon, mi guidò fino al santuario dove avrei ricevuto l'energia divina. Due ritualisti mi avvolsero in un fascio luminoso per ravvivare i riti celbrati durante la mia prima giovinezza.
«Tu sei il toro vittorioso, dalla regalità duratura, figlio di Thot» dichiarò Puyemre. «Che tu sia oggi anche maestro della forza e della grande potenza. Che tu sia Faraone.»
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Questo libro si legge rapidamente, in quanto la scrittura non è pesante, anzi, scorrevole. Vediamo in sintesi le manovre del faraone nelle campagne di guerra, simpatici alcuni personaggi e altri per cui ho provato astio. Nel complesso è un bel libro che consiglio per una lettura leggera, nonostante le sue 400 e passa pagine
Saro breve: con questo romanzo si ritorna praticamente allo stile usato nella pentalogia di Ramses. I personaggi sono abbastanza ben caratterizzati, o almeno per la maggior parte, e al contrario di vari romanzi di Jacq, dove i problemi si risolvono in poche righe e tramite un intervento divino (come ad esempio Il mago del Nilo, il romanzo di Imhotep), qui l'intervento è molto più umano e terreno e questi problemi sono meglio caratterizzati, spiegati e risoluti. Mi è anche piaciuta la storia del siriano che per una volta sta dalla parte dei buoni e alla fine decide di fare la cosa giusta. Ho trovato però strano il fatto che i capitoli, scritti praticamente a caratteri cubitali, siano sì numerati in almeno un centinaio, ma occupano nel libro almeno quattro o cinque pagine, rendendoli troppo brevi. Il problema peggiore, però, per me risiede nella prospettiva: una volta vediamo il narratore parlare in terza persona, e una volta lo vediamo parlare in prima con la voce di Thutmose, il protagonista (il quale, tra l'altro, è una statua di sale in ogni situazione). Non è in realtà un problemone, ma non capisco perché. Per il resto, la trama è piuttosto semplice, con qualche aggiunta in più tanto per non lasciare nulla al caso. È comunque un buon acquisto, ed è un bene che Christian Jacq abbia deciso di non affidarsi troppo al misticismo della terra dei Faraoni e abbia scelto una storia più umana e meglio aderente alla storia reale rispetto ad altri libri, rendendolo, come detto prima, un ritorno alle origini nel suo ciclo egizio con i cinque libri del Romanzo di Ramses, anche se questo ne rimane inferiore.
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