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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2012
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Le migliaia di passi del vigile Rollo Non è solo il vigile Rollo ad avere la passione per i ponti: anche Claudio Balostro ce l’ha, forse per quella interessante osmosi che si crea tra il narratore e i suoi personaggi. All’inizio di ogni capitolo del libro lo scrittore ci dà informazioni sui ponti, fino alla formula astrusa della presso-flessione per verificare la stabilità delle arcate. Ma il romanzo non tratta di infrastrutture: il libro è un bel noir. Primavera-estate del 1972. Tutto l’intreccio si svolge –con una scappata in Francia- in un paese un po’ defilato tra Piemonte e Liguria, dove le cose si svolgono lente nei tempi e nella semplicità come avviene in un qualsiasi paese, e chi vi abita condivide tutto, quel che sa e quel che immagina, manie e segreti, e conosce i profumi dei viali, dei pergolati sulle cancellate: “questo essere veramente di un posto, quello di averci la vita riflessa in un solo profumo”. E chi non è di lì è un forestiero. È da leggere quindi con il tempo davanti per calarsi davvero nell’aria e negli incontri. Con il barbiere Manda che racconta scene di caccia con la precisione maniacale tipica delle narrazioni delle battute di caccia, e chi esce dal suo negozio bello rasato ha come “la sensazione di chi esce da un cinema” e appena si ricorda di essere entrato per barba e capelli. Con Emilia, l’impiegata dell’anagrafe, riguardosa e insostituibile. Con il benzinaio Geme (da gemello) che dorme pochissimo la notte, con la passione e la voglia di raccontare di calcio come l’altro fa della caccia. E Lioneliofante, il matto del paese, riuscitissimo. I suoi deliri sono perfetti: discorsi che hanno inizio da una mossa puntata da Rollo e poi via via vanno avanti come nel gioco di dòmino, fatto di pedine di parole, proposizioni, concatenazioni di pensieri, di citazioni latine, allegorie, metafore. Lampi di domande e conseguenti risposte date a se stesso, concitate e vaneggianti. … Un noir proprio da leggere.
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