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Questa puntata di ScrivereSenzaGloria3 è un tantino atipica: anziché proporre un manuale di scrittura o sceneggiatura, abbiamo deciso di dedicarci a uno studio semiotico che bisogna quantomeno conoscere per potere abbracciare una parte costante della variabile narrativa umana. L’interessante studio di Joseph Courtés prende piede dalla Morfologia della fiaba di Vladimir Propp, già analizzato in una precedente puntata di ScrivereSenzaGloria2. Propp si proponeva di comparare le reti di relazioni formali che sono soggiacenti ai racconti. Parallelamente alla sintassi si deve però riconoscere una semantica che utilizzi anch’essa dei sistemi di relazioni formali, il campo dei valori variabili. Bisogna anzitutto distinguere i due livelli del tematico e del figurativo. Il figurativo è l’insieme di quei contenuti di una lingua naturale o di un sistema di rappresentazione aventi un corrispondente percepibile sul piano dell’espressione del mondo naturale; inversamente, il livello tematico, considerato più profondo nel percorso generativo del discorso, si caratterizza per un investimento semantico astratto di natura concettuale, privo di legami necessari con l’universo del mondo naturale. Né l’uno né l’altro sono riconducibili in maniera biunivoca all’altro. Il modello suggestivo cui si riferisce Courtés è il motivo panofskyano inteso come forma figurativa. A tal proposito Erwin Panofsky compì uno dei migliori sforzi di teorizzazione nel campo dell’interpretazione e dell’organizzazione dei dati figurativi...
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