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E' una saggio e un romanzo allo stesso tempo. La lettura è facile e interessante. Si parla di tutti gli artisti della Parigi dei primi del novecento: pittori, musicisti, scrittori, poeti. Leggi come vivevano Picasso, Modigliani, Erik Satie, Stravinskij, Apollinaire, Cocteau e tutti gli altri. Le parti più belle sono proprio su come vivevano. Facevano tutti parte di un movimento, un'idea comune espressa in forme diverse. La povertà di quasi tutti e la ricchezza di alcuni (Picasso). Un periodo florido dell'arte e della scienza.
Vorrebbe essere la biografia del periodo d'oro parigino d'inizio 900, quando la Francia si definiva a pieno titolo come in un celebre brindisi di Wilde: "madre di tutti gli artisti". L'autore però pecca quando vuole esaltare ciò che, evidentemente, gli sta più a cuore. Troppo Apollinaire, anzi, fino a non poterne più; a lui sono dedicati molti capitoli del libro, anche quelli dove non lo si aspetterebbe oppure vengono citati aneddoti benissimo sorvolabili (i 69 con le sue amanti), facendo sorgere nel lettore, stanco di queste incursioni, il dubbio che sia una biografia di Apollinaire. Rimane un libro lungo e non troppo ben distribuito, perchè se si comprende che Picasso e Modigliani siano stati il re e il principe di quel mondo, questo non avrebbe dovuto scoraggiare Dan Franck nell'addentrarsi in artisti meno battuti. In questa scelta di personaggi Franck non nasconde le personali antipatie come quella verso Cocteau, dipinto con caricature forzate tipiche di chi non ne sà nulla. Tutti questi punti fanno pensare all'assenza di ricerca (il capitolo riguardante Utrillo)e al disintresse per la contestualizzazione e la freddezza che un biografo deve possedere durante il suo lavoro.
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