deludente
La sopravvivenza dei figli ai genitori è vista in tutte le tradizioni come un fatto naturale. A maggior ragione quando la scomparsa del genitore non lascia un piccolo orfano ma un orfano adulto. Eppure il dolore dell'orfano adulto non è meno intenso. L'opera di Daria Bignardi scava in questo dolore, lo analizza, lo racconta. La morte della madre è, insieme, il momento della sofferenza e quello del confronto con la prima vita altrui con la quale si è venuti a contatto - e quindi con la propria stessa vita: l'infanzia dei ricordi, l'adolescenza dei contrasti, la giovinezza delle fughe, l'irreale maturità. La morte di una madre ci fa sentire parte di una storia di famiglia, di un mondo, di una genealogia, addirittura di un periodo storico. E di un racconto: il racconto di queste pagine nelle quali sarà, per chiunque, pur nell'assoluta singolarità della voce narrante, facilissimo riconoscersi.
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Anno edizione:2010
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Daria Bignardi mi è sempre piaciuta in veste di giornalista...irriverente, profonda, sa reinventarsi ogni giorno...ecco, direi che quello è il ruolo cui dovrebbe attenersi, per evitare libri imbarazzanti come questo. La storia della sua famiglia, raccontata con un ritmo che definirei "bradipesco" è interessante quasi quanto quella della mia, solo che se la scrivessi io nessuno la leggerebbe e non diventerebbe un best seller...anzi, manco un seller! Le frasi sono asfittiche e sono arrivata alla fine solo perchè odio lasciare i libri a metà, ma ho già pensato a riciclarlo in un bookcrossing natalizio: ai posteri la (non molto) ardua sentenza!!
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Un universo intimo in cui il lettore viene accolto con familiarità e in cui ritrova qualcosa anche di sé. Semplice nello stile e nella costruzione, è una piccola piacevole lettura grazie la quale riflettere su uno dei momenti chiave nella crescita, di un giovane o di un adulto: la perdita dei genitori.
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