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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
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Un libro che è stata un assoluta e piacevolessima scoperta. Un racconto per nulla banale, scontato che va a toccare quella che potrebbe la più grande paura dell'essere umano: non poter più comunicare in alcun modo, non potersi più riconoscere in alcun modo non solo perché si è persa la memoria, ma totalmente l'uso di un qualsiasi idioma. Così "Sampo" farà sua la lingua finlandese, imparando ad usarla ma senza sentirla mai realmente sua. Come se - nel profondo della sua memoria - sapesse di non essere mai stato davvero un finlandese; eppure ci prova. Combatte per una patria non sua ma che in fondo l'ha accolto nel momento del bisogno come solo la Finlandia potrebbe accoglierti: freddamente, ma senza mai nascondere quella mano pronta ad essere tesa, nonostante le apparenza. Un racconto intrinseco di finnictà non solo per la scelta di ambietare la vicenda ad Helsinki, ma anche per la profonda analisi che l'autore è riuscito a fare della lingua finlandese rapportandola alle condizioni di vita, alla mentalità e alle usanze di un popolo unico. Meravigliosi gli excursus sulla mitologia finnica e l'assimilare il popolo di quella terra alla natura, riportando in auge eroi e leggende poco conosciute ma di un fascino unico. Se si conosce Helsinki e qualche fondamento della lingua ugro-finnica è una ragione in più per leggerlo. E, a mio parere, l'apprezzamento è garantito.
Narrazione eccezionale, toccante, a tratti lirica e soprattutto, che fa riflettere. Marani, raccontando questa storia, sembra riprendere l'antico tema della patria già presente nell'Ellenismo e ripreso poi da Seneca, ovvero: siamo cittadini del mondo e la patria è solo il luogo dove, alla nascita, veniamo gettati? A ciò si unisce la riflessione sul linguaggio, sulla memoria e sulla stretta connessione tra lingua e memoria sia individuale sia storica di una nazione e di un popolo. Sul piano formale, la semplicità sintattica e la scorrevolezza, riescono a trasmettere al lettore tutta la forza e la tragicità dei drammi esistenziali e storici dei personaggi; sebbene a livelli diversi e con consapevolezze diverse, tutti i personaggi vivono il loro personale dramma, sia individuale, come la perdita dell'identità in seguito alla perdita della memoria, sia storico, come la lontananza forzata, per motivi politici, dalla propria patria. In conclusione, siamo di fronte a una riflessione profondissima e sentita su moltissimi temi; da una parte un elogio fortissimo alla lingua finlandese, dall'altra, la riflessione sull'impossibilità dell'uomo di vivere come entità singola e autosufficiente, ma che ha costantemente bisogno di sentirsi parte di una storia e necessita di assumere il passato come unità di misura del presente. Da ciò l'impossibilità di vivere il presente una volta che sia venuta meno la memoria di se e della propria appartenenza a una comunità. L'autore sembra concludere che, nonostante lo spaesamento della guerra e il sovvertimento di ogni assetto precedente, l'uomo non sia tuttavia riuscito a diventare un'entità ageografica e astorica, capace di vivere solo nella contingenza della sua situazione presente
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