Lessi questo libro durante il servizio militare (parliamo del 2006). Lo sentii molto vicino e familiare nonostante fosse stato pubblicato nel 1940, oltre sessant'anni prima che io lo scoprissi. Parla della vita militare che, sempre identica, è spaventosa perché nega il progresso ma rassicurante perché immutabile.. Il libro adotta un linguaggio un pò desueto, a tratti spigoloso, ma è stupendo. Alcune pagine, a distanza di anni, mi emozionano sempre perché vere. Qualche mese fa, alla morte della mia madre, ho riletto questo passo.: “Disteso sul lettuccio, fuori dell’alone del lume a petrolio, mentre fantasticava sulla propria vita, Giovanni Drogo invece fu preso improvvisamente dal sonno. E intanto, proprio quella notte- oh, se l’avesse saputo, forse non avrebbe avuto voglia di dormire -proprio quella notte cominciava per lui l’irreparabile fuga del tempo.Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c’è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l’orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l’impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno.."
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Edizione:18
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Svogliato 26 ottobre 2024Ad ogni età lascia il segno.
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Chiara Passeri 12 maggio 2016
Se esteriormente non succede niente, nell'attesa estenuante di un accadimento che renda degna la vita dei soldati della Fortezza Bastiani, è nella psiche dei personaggi principali che si muove la trama del romanzo. Giovanni Drogo in un primo momento vuole lasciare la Fortezza per tornare in città, dove lo attendono la madre, le ragazze e una vita facile; ma guardando l'orizzonte verso lo sconfinato deserto del nord sente una strana attrazione per quel luogo, che promette grandi cose e un glorioso destino. Lo scorrere silenzioso e inesorabile del tempo consuma la vita senza sconti per nessuno, privando il protagonista persino di un'ultima, intima gioia. Penso che la ripetizione di pensieri e fatti, l'esplicito ritornare della narrazione su alcune situazioni siano il modo che Buzzati utilizza per lasciare la sensazione tangibile dell'abitudine che attanaglia molte vite.
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Cristina La Bella 06 maggio 2016
"Il deserto dei tartari" è uno dei romanzi più belli che siano stati mai scritti nel Novecento. Il suo autore, Dino Buzzati, molto apprezzato in Francia, piuttosto che in Italia purtroppo, comincia a scriverlo da giovane mentre lavora al Corriere della Sera. Il protagonista è il tenente Drogo, il quale viene mandato in servizio alla fortezza Bastiani, situata in un punto di confine, dove da anni si aspetta l'arrivo dei temuti tartari. Tema fondamentale è, infatti. lo scorrere inesorabile del tempo, che si intreccia con quello della morte, ossessione e leitmotiv di molte opere di Buzzati. Da leggere!
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