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Molti critici, negli ultimi anni, hanno cercato di studiare il fenomeno del voto elettorale. Donatella Campus, seguendo anche altre teorie che trattano questo argomento, fornisce un’analisi molto interessante su questo tema. Si nota, nei primi capitoli, come le persone più istruite ed intelligenti abbiano una maggior facilità a comprendere nozioni più complesse, mentre, si osserva come quelle meno titolate tendano a focalizzare la propria attenzione su un numero limitato di aspetti. I più capaci, inoltre, raccolgono le informazioni politiche su un numero ampio di argomenti senza concentrarsi solamente su quelli ritenuti più interessanti o più facili da comprendere. Nel testo, viene trattato anche il legame tra politica ed economia che, spesso, è una trappola per i partiti che presentano buoni programmi elettorali e che devono affrontare un aumento del malcontento comune. L’elettore, secondo l’autrice, è pigro nella misura in cui è poco incline a prestare attenzione alla politica, pensando maggiormente alla sfera privata e professionale. Molte persone, infatti, si occupano di politica solo in prossimità delle elezioni facendo una scelta non durante gli anni precedenti al voto bensì negli ultimi giorni durante i quali una campagna d’urto può anche fruttare molti voti. E’ allarmante come, a volte, gli elettori di un partito tendano a non cogliere le divergenze tra le proprie opinioni e quelle dei candidati del proprio partito, né a riconoscere eventuali concordanze con gli avversari. E’ come se si fosse alla presenza di un “partito giusto” e di un “partito sbagliato”. Ma non ci sono solo notizie negative. La Campus, infatti, riprende la Teoria dell’elettorato stratificato di Tocqueville distinguendo i votanti in tre gruppi: l’insieme dei cittadini ben informati; il gruppo di coloro che conoscono i fatti politici salienti; ed, infine, il cerchio delle persone tendenzialmente disinteressate da questo mondo. La notizia buona sta nel fatto che, mentre nel passato quest’ultimo gruppo era quello più consistente, oggi si ritiene che una cultura più diffusa ponga la maggior parte dei cittadini nel secondo gruppo. Un’altra questione trattata nel libro, ormai decennale, è il problema dell’influenza dei mass-media. Donatella Campus riprende una teoria che avevo già avuto modo di analizzare anche in ambito universitario: quella dell’Agenda setting secondo la quale i media focalizzano l’attenzione su alcuni temi e non su altri che sono, allo stesso modo, importanti. Ci si chiede, allora, fino a che punto i partiti riescano ad imporre la propria agenda di argomenti. La risposta, secondo l’autrice, dipende dal sistema politico del Paese in questione e dalla cultura professionale dei media dello stesso. Sotto questo aspetto, comunque, si comprende meglio la competizione dei partiti per avere un maggior spazio televisivo e, di conseguenza, una maggior attenzione del pubblico sui loro temi cardine. Sono d’accordo con questo punto e mi permetto di esporre un esempio: durante l’ultimo governo di centro-sinistra, uno dei temi più trattati fu quello delle liberalizzazioni (importantissimo), tralasciando però quello dell’assenteismo nella Pubblica Amministrazione (altrettanto importante); nell’attuale governo di centro-destra sta esattamente accadendo l’opposto. Questo, secondo me, potrebbe essere il segno delle lobby nascoste dietro i partiti. Il “bombardamento televisivo” ed il bipolarismo venutisi a creare in questi anni hanno evidenziato la figura dei candidati leader rispetto a quella dei partiti e –cosa preoccupante- rispetto ai programmi elettorali. Molto spesso, infatti, affidarsi alle caratteristiche personali del leader rappresenta quella che l’autrice definisce una “scorciatoia cognitiva” per non investire tempo e attenzione sul resto. Allo stesso modo, questi elettori sono quelli che, quando parlano di temi politici, si riferiscono ad orientamenti generali di partito anziché a specifiche issues. La varietà di informazione disponibile, infine, rappresenta un altro aspetto studiato nel teso: un grado di istruzione superiore implica una maggior diversificazione delle fonti. Il libro analizza molti altri aspetti interessanti cercando di applicare le nozioni ed i concetti della psicologia cognitiva alla scienza politica per comprendere meglio i fenomeni politici.
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