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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2023
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un libro che non mi verrebbe da consigliare per i suoi contenuti forti, ma pur sempre un classico. Ci viene illustrata la filosofia dell'autore per mezzo delle vicende e delle storie che le "donne d'esperienza" narrano ai protagonisti, quest'ultimi spietati libertini...
Purtroppo, l’incompiutezza del romanzo rende impossibile dare un giudizio completo sull’opera. Basti dire che le passioni della prima parte sono descritte in modo impeccabile, mentre le altre vengono solo accennate e non sviluppate, a eccezione dell’inferno e di ciò che accade a Augustine. Apprezzo molto il pensiero di Sade, che rifiuta qualunque tipo di morale ed etica in quanto morale ed etica sono relative a popoli e individui, e ciò che alcuni considerano riprovevole può essere giusto per altri. Anche l’idea che la natura istighi allo stesso modo vizi e virtù è assolutamente valida è innegabile. Tuttavia, Sade commette l’errore (di ciò ho già parlato nella recensione de “La filosofia nel boudoir”) di credere che, solo perché nulla è oggettivamente immorale o morale, allora nulla debba costituire reato. Mi sento di dissentire da ciò, in quanto credo che i reati non debbano fondarsi sull’etica ma sull’utilità sociale, e i delitti che Sade supporta arrecherebbero un danno eccessivo alla società, e ne limiterebbero la serenità e la sicurezza, che lo Stato deve sempre garantire. Tre stelle anche perché un’opera incompiuta, per quanto la colpa non sia dell’autore, resta pur sempre un’opera incompiuta.
Questo maestoso ma incompiuto libro di De Sade, la sua ambiziosa enciclopedia delle passioni umane, porta un sottotitolo simpatico: La scuola del libertinaggio. Non molto spaventoso, a dire il vero: ci si potrebbe candidamente aspettare una lettura sfacciata farcita di aneddoti piccanti. Del resto, il nome del Divin marchese è una garanzia. Eppure, la dimensione erotica di questo libro è piuttosto limitata: incredibile per l'epoca e ancora oggi fonte di scandalo, certo, ma annegata dagli altri contenuti, circoscritta a "perversioni" più o meno innocue e più o meno indecenti, non è l'unica (forse neppure la principale) fonte di soddisfazione per i protagonisti delle 120 giornate.
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