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Ricordo questo libro come un viaggio doloroso, sulle tracce di un razzino che in mezzo a violenza e ingiustizie cresce e diventa adulto. Ho ancora delle scene di questo libro che sono rimaste qui, impresse nelle mia mente. Crude e dure come sa essere il mondo. Bellissimo per chi ama la verità, duro e troppo crudele per chi invece se ne nasconde.
Edouard Louis si forma come sociologo, e tale aspetto emerge pienamente nel libro, che non è finalizzato a raccontare, narrare o sfogarsi, ma come uno stoico e distaccato bilancio "di fine anno". Con questo libro crudo, difficile da digerire e sfacciato, la realtà di una provinciale e bigotta (e neanche troppo lontana dalla realtà dei paeselli italiani) Piccardia viene descritta a mente lucida e fredda, come se si trattasse - e come in effetti si tratta - della biografia di una persona esterna, e non direttamente del protagonista. Si tratta infatti della vita di Eddy Bellegueule, non più di Edouard Louis. A livello tecnico, la traduzione non è delle migliori (lo si intuisce già dal titolo), e per questo motivo sarebbe preferibile una lettura in originale a chi mastica un po' il francese. Sperando in una futura ristampa con una traduzione migliore, lo consiglio vivamente.
Romanzo non lo è troppo, quanto più una nitida autobiografia. Il coraggio dell'autore nel parlare in maniera così pragmatica della propria famiglia sottolineandone la poca flessibilità mentale a causa dell'ambiente sociale / economico mi ha fatto riflettere.. Per non parlare dei soprusi fisici e soprattutto mentali subiti da un paio di bulli così stereotipati da stentare a credere che possano esistere - e possano esistere soggetti così subdoli.. bulli e anche il popolino, il solito paesello di provincia, dove delle persone sconosciute ti conoscono anche meglio dei tuoi stessi parenti senza che tu lo sappia (e questo fa scaturire uno strano meccanismo che dà loro l'automatico quanto sbagliato diritto di giudicare o additare) ... tentativi vani di avvicinarsi a quella 'normalità' (tramite relazioni con ragazze) che in automatico salva da stupidi appellativi antiquati e sorpassati (frocio, per dirne uno) ma che fa solo scaturire disgusto verso quelle convenzioni da tutti condivise, più per ignoranza che per altro... e poi la fuga, la voglia di evasione; uno dei moventi che lo spinge a tentare di entrare in una scuola con un corso d'arte drammatica.. "la mia fuga non è stata il risultato di un progetto da sempre presente in me (...) la fuga è stata l'ultima strada percorribile dopo una serie di sconfitte contro me stesso"
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