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"Elogio della Follia" deve essere uno dei testi più fraintesi della Storia della Filosofia. Il problema è che, leggendolo fuori contesto, verrebbe da pensare che Erasmo veda nella follia una salvezza, se non l'unico modo che ha l'uomo per trovare la felicità. Non bisogna dimenticarsi, invece, che nel libro è la stessa signora Follia a pronunciare quelle parole, non Erasmo... E, in quanto Follia, afferma assurdità. Attraverso questo espediente ironico e sarcastico dell'elogio paradossale, genere di moda all'epoca, Erasmo esprime come affermazioni tutto ciò che lui invece negava, tutto ciò che attraverso questo trattato intendeva esporre e denunciare. Incredibile l'ironia con la quale Erasmo ci pone dinanzi ad una visione così catastrofica della realtà. In un trattato che è avanti coi tempi persino oggi, smaschera persino la vendita delle indulgenze 6 anni prima che Lutero affiggesse le sue tesi. Consiglio a tutti la lettura di un'opera che può aprire la mente... Ahimè, a distanza di oltre 500 anni dalla sua pubblicazione ce n'è ancora bisogno.
E' senza dubbio un'opera originale considerato quando è stata scritta (primi del '500) e quanto sia ancora oggi attuale. E' un ironico monologo che la follia, impersonata da una figura femminile, rivolge ai lettori per dimostrare che è "lei" che governa ogni cosa, è lei che dà sapore alla vita, motivo per cui i folli conducono una vita migliore rispetto ai sapienti. L'inizio scorre bene, un fiume di idee facilmente comprensibili e anche condivisibili, poi però si fa sempre più ripetitivo e perde quindi il suo fascino iniziale. Il finale è più che altro una critica alle diverse classi agiate. Le numerose citazioni da testi greci e latini con relative note rallentano parecchio la lettura.
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