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Anno edizione: 2012
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Il Giardino delle Bestie di Erik Larson non è esattamente un romanzo, tuttavia è appassionante come e più di molti romanzi. Trattasi della cronaca del primo anno di permanenza a Berlino, tra il 1933 e il 1934, dell'ambasciatore William E. Dodd e della figlia Martha. Un periodo di scoperta e ambientamento che permetterà loro di conoscere personaggi decisivi nella storia del '900 e di assistere al consolidarsi del regime nazista. Due i fuochi che tengono viva la narrazione, perché dopotutto di narrazione si tratta benché basata su cospicua documentazione storica diligentemente segnalata nelle pagine finali del volume. Uno: le difficoltà che incontra Dodd a inserirsi nell'aristocratico mondo della diplomazia, tradizionale riserva delle élite delle varie nazioni. Il jeffersionano professore del Midwest predicava e praticava un'austerità in contrasto con l'idea di diplomazia allora imperante, ma che egli riteneva consona al rappresentante all'estero di milioni di americani impoveriti dalla crisi del '29. Su questo fronte incontrò ostacoli per tutta la durata del suo incarico. Due: la graduale presa di coscienza del regime da parte di William e Martha Dodd, un processo di graduale disvelamento dell'autentico volto del regime nazista che ebbe luogo tramite l'esperienza diretta e la conoscenza di varie personalità coinvolte in qualità di vittime o di carnefici (o entrambi i ruoli) del regime. Inizialmente Dodd e figlia ritenevano che, seppur con una certa brutalità, il governo di Hitler stesse rimettendo in rotta la nazione tedesca. Vedevano la Germania del Terzo Reich come un paese avvolto in una patina di briosa normalità che giustamente si godeva l'effettiva ripresa economica innescata dal regime di Hitler. Nel giro di qualche mese mutarono opinione in maniera radicale. Il libro, dunque, narra anche di come un popolo ammirevolmente civile come quello tedesco si sia lasciato soggiogare e convincere dalle 'bestie' naziste per ipocrisia, opportunismo e quell'amore del quieto vivere in cui da sempre si cullano i cosiddetti 'moderati'.
Il romanzo di Larson non è la classica narrazione delle atrocità perpetrate dal regime Nazista, è invece il racconto, da un punto di vista d'eccezione, di come tali atrocità siano giunte a realizzarsi e di come le potenze europee e mondiali siano arrivate troppo tardi a comprendere la gravità della situazione in Germania, negli anni tra il 1933 e i 1938. Il punto di vista è quello dell'ambasciatore americano a Berlino e di sua figlia. Il lettore viene così, attraverso occhi ingenui e affascinati, introdotto in un mondo che, di per se, non ha niente di "diabolico", ma che contiene già, insiti in se stesso, i tratti più nefasti della futura dittatura. Grande rilievo è dato inoltre alla "Questione ebraica", analizzata ai suoi albori; viene inoltre messo in rilievo, e ciò può apparire straziante agli occhi del lettore, come la questione sia stata del tutto sottovalutata, ad esempio dagli Stati Uniti, e come a molti ebrei sia stata negata la possibilità di emigrare. Letto con la mentalità e la consapevolezza storica di un uomo del XXI secolo, questa narrazione assume i caratteri della meta-storia, ovvero sembra alludere a come si sarebbe potuta sviluppare la storia del XX secolo se solo la minaccia rappresentata da Hitler fosse stata percepita per tempo. Sintomatico di questa scelta di prospettiva è il fatto che, al lettore non vengono fornite spiegazioni troppo accurate sul contesto storico, si presuppone dunque, nelle intenzioni dell'autore, che il lettore sia già informato riguardo alle cause storiche e alle implicazioni del Nazionalsocialismo. Questo romanzo è dunque il resoconto a tratti tragico, a tratti spensierato e frivolo, della situazione sociale e politica di Berlino, come doveva apparire agli occhi di un qualsiasi visitatore straniero: ovvero un mondo nuovo, affascinante, dai tratti quasi mitici e capace di ingannare anche il più attento degli osservatori. In questo risiede il pregio più grande di questo libro, ovvero nel descrivere figure "più che umane", nella loro quotidianità e nel loro agire nè eroico nè spietato. << Non ci sono eroi in questa storia, o almeno non del genere dipinto in Schindler's List, ma solo bagliori di eroismo, e persone che dimostrano una grazia inaspettata>> Erik Larson, "Das Vorspiel"
Com'era Berlino durante il regime nazista? Che atmosfera si viveva nella capitale con le camice brune che imperversavano per le strade terrorizzando coloro che non erano allineati con l'ideologia nazista? A queste e tante altre domande risponde questo splendido libro di Larson, prendendo spunto dal soggiorno a Berlino dell'ambasciatore americano e della sua famiglia.
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