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Anno edizione: 2014
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Chi lo scrive é giovanissimo e nato nel 1530 ma sembra un ragazzo contemporaneo mentre parla non solo ai suoi coetanei. Cerca il motivo primo delle sofferenze dell'uomo per via dei vari tiranni che hanno comandato terre solo per il gusto dell'arricchirsi e del come é sempre possibile ne esistano e continuino a farlo. Un cerchio che si ripete ma perché se conosciamo sempre lo sviluppo della tarannia? Non si incolpa un singolo ma si fa riflette la comunità sul senso dell'abitudine, della percezione della libertà. "Ma se mille, se un milione, se mille città non si difendono da un uomo solo, non può essere per codardia; questa non arriva a tanto... Quale vizio mostruoso sarà allora mai questo, che non merita nemmeno la qualifica di codardia, per il quale non vi é nome sufficientemente volgare, che la natura rinnega di avere creato e la lingua rifiuta di nominare?". "Sì aggiunga, per di più, che non é necessario combattere questo tiranno, non é necessario levarlo di mezzo: si leva di mezzo da sé, a patto che il paese non acconsenta alla propria servitù: non bisogna togliergli alcunché; bisogna non regalargli nulla."
"Gli uomini e le donne possono accettare di morire, senza alcun problema, in un quadro di certezze; affrontare l'incertezza è spesso molto, molto doloroso." Questa frase di Miguel Benasayag nel compendio finale al libro di La Boëtie è la moderna chiosa di un saggio cinquecentesco. Precursore dei suoi tempi, La Boëtie, nella sua analisi, mette a nudo l'aspetto negativo di una delle principali caratteristiche dell'uomo: adattabilità. Questo trattato indubbiamente di carattere politico, a mio avviso, può però far riflettere anche da un punto di vista puramente psicologico. Sta al lettore interpretarla e farla proprio in uno o nell'altro senso (o in entrambi). Ma una cosa non cambia fra le due letture: è l'uomo stesso che da il potere al tiranno e s'impone di rimanere nella condizione di servitù in cui è; perché il potere di cambiare, per trovare la libertà, non deriva che da sé stessi.
Pensare che questo libro sia stato scritto nel '500 da un diciottenne e che ad oggi sia un testo così attuale e "innovativo" non può che lasciare affascinati. Il libro seppur molto breve è molto interessante. Non è un libro "commerciale " né propagandato, forse anche per le origini clandestine di pubblicazione dello stesso. Se lo si legge, non può che restare impresso e portare il lettore a molte riflessioni. Seppur scritto nella prima metà del '500 e seppur menzionando argomenti complessi, è un testo scritto in modo semplice. Il testo si compone di tre parti. Introduzione, testo e analisi finale. Introduzione e analisi finali non sono a cula dello scrittore. Il tema che l'autore affronta è quello della libertà. Una libertà che viene naturalmente concessa all'uomo ma che lo stesso uomo "baratta" con la corruzione dell'abitudine (uso lo stesso termine usato da de La Boëtie). Un testo davvero di grande valore che a parer mio dovrebbe essere letto da tutti.
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