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I romanzi e i racconti polizieschi di Friedrich Dürrenmatt (1921-1990) vanno ben oltre i requisiti tradizionali del genere. Certo, criminali e detective ed enigmi non mancano nella prosa del grande narratore e commediografo svizzero. Ma le finalità di Dürrenmatt sono affatto speciali. Si tratta di costruire parabole sulla condizione tardomoderna e postmoderna, di vagare nel labirinto dell'ingiustizia, del male e del disumano, ma senza il filo di Arianna di un'ideologia confortevole e confortante, e con una piega di sberleffo, di divertito disgusto sul volto. Il saggio di Eugenio Spedicato, attraverso l'interpretazione de "Il giudice e il suo boia, Il sospetto, La panne, La promessa, L'incarico", mira a ricostruire e a spiegare le strategie narrative paradossali e grottesche impiegate da Dürrenmatt, a scavare dentro il suo nichilismo fieramente ateo e a mostrare il mordente satirico delle invenzioni dürrenmattiane, spesso in polemica con gli stessi svizzeri.
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