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"Noi" è uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. Considerato come il capostipite del genere distopico (Orwell fu fortemente influenzato dall'utopia negativa di Zamjatin) causò all'autore non pochi problemi. Zamjatin infatti esaspera quelle che sono alcune delle caratteristiche dell'Unione Sovietica quali totalitarismo e conformismo portandole agli estremi. Così facendo delinea una società nella quale non esiste il libero arbitrio e nella quale la vita degli uomini è scandita da ritmi matematici serratissimi e dove non esiste privacy, infatti case private ed edifici pubblici sono costruiti completamente di vetro. Il protagonista è D-503 che raccoglie le sue memorie in un diario grazie al quale veniamo a scoprire dell'esistenza di una donna che sconvolgerà il suo intero sistema di valori.
Non conoscevo questo libro né l'autore e sono davvero felice di averlo letto. Quando si parla di distopia si pensa ai super classici 1984, Farenheit 451 o La fattoria degli animali, nonostante Noi di Zamjatin sia stato scritto molto prima. Il romanzo infatti risale al 1920 circa, ma in Russia fu pubblicato molto dopo. Orwell invece conosceva bene quest'opera che aveva commentato per un'edizione, prendendo anche molti spunti per il suo 1984. In "Noi" tutti i personaggi hanno dei numeri e tutto è ricondotto ai numeri, l'irrazionale non è contemplato; il protagonista stesso si chiama D 503. Il romanzo è ambientato in un futuro non determinato in cui regna Lo Stato Unico, ed i cittadini sono perennemente controllati, tutti devono lavorare e compiere le stesse azioni. La lettura è molto scorrevole, lo consiglio fortemente per gli amanti del genere distopico (e anche per chi lo approccia la prima volta).
È quasi impossibile credere che questo testo sia stato scritto negli anni Venti del 1900, pochi anni dopo la Rivoluzione russa e molti decenni prima di "1984" o di altre antiutopie più famose nel canone occidentale. La precisione con cui vengono pensati meccanismi sociali, linguistici ed economico-politici è davvero strabiliante, la trama è semplice da seguire e i ragionamenti del protagonista - benché tendenti a una razionalità quasi estrema - si seguono con piacere, tanto più che la storia è raccontata sotto forma di diario personale. Si impara moltissimo da questo testo: sull'arte, sull'amore, su sé stessi. E poi sull'importanza della libertà, sulla bellezza, sui gusti personali, sulla paura che dovrebbero fare determinate forme di governo. Si impara, si trema, ci si immedesima e ci si diverte, di un divertimento serio e stranissimo, come accade solo con i più grandi Autori.
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