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“Accocchiamo” di Felice Florio è un romanzo di formazione estremamente realista e attuale, che descrive in maniera poetica e assolutamente emozionante problemi, insicurezze e dubbi giovanili che conducono il protagonista a compiere un viaggio alla ricerca delle risposte necessarie per stare meglio. “Accocchiamo” non è soltanto il titolo del romanzo di Felice Florio, edito Bookabook. Il termine “Accocchiamo” rappresenta il principio e la fine, lo sviluppo e la consapevolezza; perchè approcciarsi alla droga significa accettare cose effimere, a costo della propria vita, della propria felicità. Un romanzo per i giovani... “Accocchiamo” si può definire un romanzo di formazione per ragazzi, una sorta di young adult serio e sapientemente poetico, che non cade nel banale. L’insana abitudine che viene focalizzata è quella del drogarsi, un “passatempo” che spesso viene spacciato dai più giovani come passeggero e per nulla nocivo. Tuttavia, per il protagonista, la droga sta diventando un veleno, una cicuta. «Caro amico,ti scrivo per chiederti aiuto. […] Devo smetterla, devo smetterla di fumare. Il fumo di sigaretta pervade i polmoni e mi avvelena. Quello di canna mi assuefà i sensi e mi rincoglionisce. Cerco di capacitarmi che è male. Ma fa più male ricordare, per questo tento di annegare il passato. Io ho bisogno di dimenticare». Una favola moderna... “Accocchiamo” può essere inteso come una favola moderna, grazie alla particolare scrittura adottata dall’autore – giornalista de la Repubblica, il Sole 24 Ore e il Giorno – che riesce a condire una storia realistica con sfumature romantiche e riflessive. A intervallare la narrazione dei fatti, vi sono scorci poetici e parentesi sentimentali che aprono l’immaginazione e guidano il lettore a riflettere, soprattutto sul senso della vita, sui dubbi e sulle insicurezze dei giovani di riuscire a trovare la propria strada, il proprio posto nel mondo, la propria identità. “Accocchiamo” come “Sulla strada” di J. Kerouac... Per molti versi, il libro può ricordare la storia di “Sulla strada” di Jack Kerouac, testimone della beat generation, per il concepire il viaggio come momento di formazione e crescita. Ma ciò che va riconosciuto ad “Accocchiamo” è la più intensa capacità di coinvolgere il lettore, di emozionarlo e farlo sentire parte integrante della narrazione. Molto spesso, infatti, il fruitore della storia sente la necessità di intervenire e aiutare i personaggi in difficoltà. Questo particolare effetto è reso tale dagli innumerevoli colpi di scena che generano una sensazione continua di ansia e suspense. Il viaggio come unica soluzione... Sarà il percorso che Giovanni – il protagonista del romanzo – intraprende, l’allontanarsi dalla famiglia, dal migliore amico e dalla sua città alla volta di se stesso, a far comprendere la verità, la ragione dei propri errori. Giovanni, infatti, come molti ragazzi che hanno superato un’adolescenza difficile, sente il bisogno di cambiare aria, pensieri e persone. Il viaggio non durerà più di quattro giorni, ma, come quando si sfrutta a pieno il proprio tempo, poco diventa tanto, addirittura eterno. Perchè quando si raggiunge la consapevolezza dei propri sbagli e ci si rimette “in carreggiata”, si riesce a vedere tutto con occhi nuovi, diversi, migliori. Una storia di amicizia... Il racconto di Giovanni, però, non viene presentato come unico. La narrazione dell’esperienza che vive il giovane protagonista viene interrotta dalle vicende di altri tre personaggi, tra cui una ragazza che condivide prima casualmente il percorso di rinascita, con il misterioso protagonista. In simmetria, il lettore assisterà all’incontro tra Luca e Vincenzo, due ragazzi che, forse per colmare il vuoto procurato dalla partenza improvvisa delle persone che reputano punti saldi della loro vita, si ritroveranno a condividere una preoccupazione comune. In conclusione, il romanzo “Accocchiamo” è caratterizzato da un intreccio tramico a regola d’arte, un parallelo di storie che viaggia a coppie invertite, che delineerà una macro-storia di amicizia e coraggio, rinascita, ma soprattutto vita.
La grande premessa che voglio fare inizialmente, è che questo libro avrebbe meritato anche un voto alto, ma al suo interno viene presentata una scena che, da donna e da persona, non posso accettare e su cui non posso sorvolare. Sostanzialmente, in uno dei capitoli, la coprotagonista rimane vittima di uno stupro, cosa che però viene raccontata in un modo assolutamente errato, senza nessun genere di cura o di coscienza dei fatti. Voglio citare alcuni passi del testo per far capire di cosa io stia parlando. “Anteriormente Chiara non soffriva, non era più vergine [...] Anzi, lo stantuffare delle dita del romeno genuflesso la distraevano dal dolore che provava per la dilatazione forzata dell'ano. Inconsciamente iniziò produrre versi di piacere mentre l'uomo, scovato il clitoride della ragazza e accortosi dei brividi di lei, cominciò a insistere su quel punto erogeno. [...] Ogni tanto spingeva il glande turgido contro il ventre di Chiara, la quale era ormai in preda all'eccitazione e non faceva più caso ai contatti dei tre uomini, piuttosto avvertiva sensazioni erotiche che le causavano reazioni involontarie [...] La ragazza era in estasi.” Non contesto la scelta di scrivere una scena del genere, quanto la retorica fortemente sessista che ne salta fuori, come se una donna stuprata riuscisse a provare piacere. La cosa che fa specie di più è che l’autore racconta il resto del romanzo con una meticolosità impressionante, dove sostanzialmente si legge la storia di due amici che temporaneamente dividono le loro strade, e dove gli argomenti principali sono quelli del ritrovare sé stessi, dell’utilizzo e, in seconda parte, dello spaccio della marijuana. Ecco, in questo romanzo possiamo imparare i vari tipi di erba e i vari modi con cui poterne fare utilizzo, l’autore ci insegna a “riconoscere” con diversi sensi dell’erba di qualità, imparare un sacco di vocaboli del campo, come approcciarsi a uno spacciatore e come non farsi fregare da quest’ultimo; in compenso ci viene detto che una donna stuprata prova estasi, cosa che nel 2019 è assurdo e inaccettabile anche solo a livello di pensiero.
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