Si fa per dire. Teorie e pratiche di lingua italiana dei segni - Francesca Delliri,Enrico Dolza,Achille Pesce - copertina
Si fa per dire. Teorie e pratiche di lingua italiana dei segni - Francesca Delliri,Enrico Dolza,Achille Pesce - copertina
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Si fa per dire. Teorie e pratiche di lingua italiana dei segni
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Descrizione


Con questo libro si intendono divulgare in modo semplice alcuni fondamenti sulla patologia, sulla lingua e sulla cultura dei sordi. Al lettore viene proposto un percorso su questi temi il cui filo conduttore è costituito da luoghi comuni e dalle domande più frequenti che si pongono coloro che non hanno alcun vissuto di sordità. Il testo è ripartito in tre capitoli. Il primo è dedicato alla definizione di sordità da un punto di vista clinico e, successivamente, alla correlazione tra perdita uditiva e acquisizione del linguaggio. Nel secondo si prosegue il discorso sul linguaggio e sulle lingue che i sordi elaborano per comunicare tra loro. Nel terzo, i concetti di comunità e di cultura sorda e alcuni prodotti artistici in lingua dei segni.

Dettagli

1 gennaio 2006
120 p., ill. , Brossura
9788889671047

Valutazioni e recensioni

  • EMA DOVANO

    Il braccio è la linea dell’orizzonte Alba e tramonto vengono ‘segnati’ con un piccolo cerchio fatto con pollice e indice della mano dominante: il sole - che si avvicina o che si allontana perpendicolarmente alla linea d’orizzonte, il braccio non dominante. Sole che si alza e sole che tramonta in Lingua Italiana dei Segni. Immagine iconica con un pizzico di poesia. Espressioni di una lingua molto ricca che si gioca tutta su un canale comunicativo “diverso da quello fonico-acustico: lo stesso canale sul quale ogni giorno ciascuno di noi fa”. I toni, la leggerezza, la ricchezza, l’intensità emotiva vengono detti con segni, con espressioni del viso, con posizioni del busto, con la stessa fluidità e rapidità con cui si parla con la voce. La LIS usa componenti manuali: la configurazione della mano, il luogo di articolazione, il movimento, l’orientamento del palmo e delle dita per dire e usa anche dei “segni senza nome”, i classificatori, corrispettivi inesistenti nella lingua parlata, credo. Prima si segna l’oggetto o la persona, si fa il classificatore, poi si inizia il racconto senza ripetere il segno dell’oggetto principe ma mostrando il classificatore quando occorre, quando si descrive un’azione, un movimento, un insieme, una pluralità di quel primo. Decifrazione complicata se non si conosce la LIS, strategia anche di economia oltre che di composizione di forma di linguaggio elegante e raffinata. Di tutto questo parla il libricino e anche della comunità dei sordi, della cultura, di teoria della Lingua, oltre a una ricca bibliografia e a una sitografia. Un testo molto utile soprattutto a chi vuole avvicinarsi alla Lingua dei Segni, al pari di ogni Lingua da studiare e da praticare frequentando sia la scuola sia chi la parla, la segna. Si potrebbe dire un bignamino il libro, utile. La casa editrice, nuovissima, partecipa al progetto Impatto Zero di LifeGate. Coraggioso e nobilissimo intendimento.

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