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Lei stava lì - Francesca Sassano - copertina
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Lei stava lì

Descrizione


Tra il 1976 e il 1983 in Argentina si compì, ad opera dei vertici militari e politici dello Stato, un sanguinoso crimine contro l'umanità. Oltre trentamila, tra donne e uomini, dissidenti e presunti tali, furono eliminati da una macchina omicida che, dopo aver usato violenze inimmaginabili, ne decretò la sparizione negando ogni basilare diritto. Madri di Plaza de Mayo, l'associazione costituita dalle madri di quegli scomparsi, i desaparecidos, continua ancora oggi la sua battaglia invocando giustizia. Francesca Sassano fa emergere il dramma straziante di quelle donne attraverso un racconto lucido e storicamente attendibile, che nella forma del romanzo dilata gli echi di dolore, gli interrogativi di una moltitudine, l'indifferenza generata dal terrore, l'incredulità del resto del mondo. Per non dimenticare, affinché "il silenzio non sia mai comoda benda sugli occhi, né punta di ferro sul collo".
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Dettagli

2016
1 gennaio 2016
136 p., Brossura
9788899112226

Valutazioni e recensioni

GIOVANNI PASCUZZI
Recensioni: 5/5

“Lei stava li” è la storia di un quaderno. Di chi, scrivendolo, e di chi, leggendolo molti anni dopo, riesce a trovare (forse) il filo di una dolorosa ricerca di senso. Tra il 1976 e il 1983 l’Argentina fu governata da un regime militare brutale e spietato. Oltre trentamila persone scomparvero nel nulla (desaparecidos). Un’associazione di donne (le Madri di Plaza de Mayo) nacque per chiedere notizie circa la sorte di quelle persone sfidando il potere ma anche l’incredulità del mondo verso tanta efferatezza. Il quaderno viene scritto da una di quelle madri che un giorno vede scomparire il suo figlio più grande, un medico psichiatra “colpevole” di seguire approcci non tradizionali e di interessarsi delle classi più bisognose. Ella è una persona semplice, non di grande cultura, ha una famiglia, un marito, degli altri figli. Il suo orizzonte è stato fino a quel momento la casa e la cucina. Di punto in bianco si ritrova nel fiume della Storia con il desiderio unico di voler rispondere ad una semplice domanda: “dov’è il figlio che ho partorito”? Così la scrittura del quaderno diventa un modo (doloroso) di crescere, di acquisire consapevolezza, di capire che la sua azione di madre diventava “militanza politica”. Questa madre comprende le nefandezze del regime che non voleva la sottomissione ma semplicemente eliminare (fisicamente) le differenze. Insieme alle altre madri indaga e scopre come il regime torturava (la picana) e faceva sparire le persone (i voli della morte: le persone venivano lanciate dagli aerei in mare dopo essere state drogate). Scopre anche cosa accadeva dei figli partoriti dalle prigioniere. L’obiettivo di questa madre diventa assorbente. Verso il marito che la ama e le chiede solo di non escluderlo dal suo dolore. Verso gli altri figli che non capiscono perché possa dedicarsi totalmente ad un figlio che non c’è più trascurando loro che, invece, ci sono ed hanno diritto a vivere una vita normale. Ma lei non ha alternative. Nemmeno nell’epilogo: essere catturata come suo figlio e ripercorrerne l’inferno in prima persona. Molti anni dopo il quaderno finisce nelle mani di qualcuno. Non dico chi perché il finale è un piccolo colpo di scena. Un tentativo riuscito di dar senso a ciò che senso non può avere. “Lei stava li” è un libro di Francesca Sassano. Sulla base di una solida documentazione storica l’autrice tesse la trama di una vicenda umana che sarà stata uguale a tante vicende consumate in quel periodo. Francesca scrive molto bene. Il lettore scopre presto che le parole scompaiono per dar posto alle sensazioni che diventano reali, palpabili, vissute. Le sensazioni di tutte le madri: dei figli buoni e di quelli cattivi.

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