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“Rimetti a noi i nostri debiti” di Francesco De Masi e Simone Calamai mi ha fatto venire in mente “Demian” di Hermann Hesse pubblicato la prima volta nel 1919 presso l’editore Fischer sotto lo pseudonimo di Emil Sinclair. “Demian” è la storia di un ragazzo combattuto fra due mondi, quello bello e pulito del bene e quello terribile, enigmatico eppur allettante del male. Anche in “Rimetti a noi i nostri debiti” c’è questo conflitto il male e il bene si contrappongono, si incontrano, si confrontano. Ammazzare i “cattivi” è un bene o un male . L’amicizia, l’aiutare un amico è più importante di qualsiasi principio morale ; o è forse solo il plagio di un cattivo compagno. L’amicizia tra Matthew Gualtieri, trent’anni, che da 3 anni vive in una specie di manicomio, colpevole forse di alcuni omicidi, e Edmond Davidson, direttore di quella stessa struttura è alquanto strana, cosa hanno in comune quei 2 uomini. Davidson, uomo infelice, con un figlio in coma relegato in un letto, dopo un terribile incidente, e una moglie che affoga il proprio dolore nell’alcool e che lui non sopporta più, non riesce più a trovare una ragione per vivere. E’ convinto che Gualtieri sia colpevole degli omicidi di cui è accusato, ma lo aiuta ad evadere dall’ospedale e questo cosa fa appena evaso va a casa di Davidson ed ammazza la moglie. Chi è il vero colpevole. Chi scrive sembra quasi preferire il male, ma lo scrittore si salva in corner scrivendo che forse il male è solo derivato da un difetto meccanico della mente. Il romanzo scorre bene ed è strutturato in modo tale che solo alla fine si capisca quale sia il filo che lo tiene insieme. Angela Riviello
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