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Medea. Testo tedesco a fronte - Franz Grillparzer - copertina
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Medea. Testo tedesco a fronte - Franz Grillparzer - copertina
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Descrizione


Da Euripide a Seneca, da Pasolini ad Heiner Müller, Medea, la madre che uccide i propri figli, ha rappresentato sempre la potenza femminile estrema, portatrice di un potere quasi sovrannaturale. Agli inizi degli anni '20, Medea appare nell'opera Franz Grillparzer, spogliata dei tratti più eroici del mito e più ricca di sottili e moderne motivazioni interiori, più debole e apparentemente inerte nel suo confronto con il maschile, disposta a deporre per Giasone il proprio sapere magico e la sua parte barbarica. Ma quando la sua integrazione nella civiltà greca si rivela impossibile, anche la Medea di Grillparzer ritrova la potenza del mito nell'atto estremo della sofferenza, e consuma la sua vendetta con un gesto ben più tragico del suicidio.
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Dettagli

3
1998
10 luglio 1998
218 p., Brossura
9788831769877

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 3/5

Medea grande e superba eroina: ispiratrice di tanti poeti!. Pur tuttavia se io penso a Medea, non posso non identificarla con quella di Euripide, assolutamente insuperabile. Nondimeno la tragedia di Grillparzer racchiude in sé degli ottimi spunti di riflessione e ci presenta il personaggio sotto un punto di vista particolare. Grillparzer infatti vuole soprattutto sottolineare il problema che era già così evidente in Euripide, cioè il problema dello straniero che per quanti sforzi faccia rimane agli occhi degli altri sempre un estraneo. Quindi Medea si presenta qui priva delle doti della magia, che volutamente sotterra, è una semplice donna, diversa però dalle donne greche per razza, costumi, educazione…. . Non è più l’eroina dura, forte, sprezzante , qui Medea è un essere psicologicamente più vulnerabile, quasi predisposto alla sconfitta, quasi fosse in attesa di una pena per una colpa commessa. E noi sappiamo dal mito originario che colpe ne aveva tante; ma qui Medea appare libera da quelle colpe oscure quali la morte del fratello, del padre o di Pelia. Ma tutta una atmosfera di sospetto la circonda e allora lei si fa umile più che può, di fronte a tutti, ma anche e soprattutto di fronte a Giasone che non le risparmia la colpa della sua infelicità . Ma nonostante tutta la sua buona volontà, viene rifiutata e allontanata da tutti, anche dai figli! Di fronte a questo lei crolla. La Medea di Grillparzer non è malvagia, ma le circostanze e la maledizione del Vello si accaniscono su di lei. L’uccisione dei figli scaturisce dalla potenza oscura della colpa e della necessità dell’espiazione. Nell’incontro finale dei due protagonisti si riscontra ancora una diversità dalla tradizione tramandata dal mito . Medea inizierà un percorso di espiazione e di riscatto avviandosi verso “una notte di dolore”.

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Franz Grillparzer

(Vienna 1791-1872) drammaturgo austriaco. Figlio di un avvocato, dovette, alla morte del padre, abbandonare gli studi di diritto. Fu precettore, e in seguito intraprese una modesta carriera statale. Brevi interruzioni alla monotonia della sua vita furono i viaggi in Italia, in Germania (a Weimar incontrò Goethe, 1826), in Francia e Inghilterra (1836), in Turchia e Grecia (1847). La prima opera di G. giunta sulle scene fu L’avola (Die Ahnfrau, 1817), un dramma fatalista che assecondava il gusto romantico dell’orrore. Seguì Saffo (Sappho, 1818), tragedia classica in giambi, che svolge con acuta penetrazione il tema della solitudine dell’artista. Nella trilogia Il vello d’oro (L’ospite, Gli argonauti, Medea; Das goldene Vliess: Der Gastfreund, Die Argonauten, Medea, 1821) G. narrò la leggenda...

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