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Anno edizione: 2019
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Scritto nel 1927, ad appena otto anni dallo scioglimento dell'Impero austro-ungarico, "Morte di un piccolo borghese" propone una breve seppur concisa sintesi di tutti i tòpoi dei romanzi di finis austriae, portando avanti, al contempo, un'amara riflessione sulla società dell'epoca. In appena ottanta pagine Werfel illustra la parabola discendente e la lotta di una tra le figure più tragiche della società austriaca post-prima guerra mondiale, ovvero il borghese impoverito e privato del proprio retroterra culturale, il centenario impero asburgico. Herr Fiala, protagonista del racconto, è l'incarnazione da una parte, delle frustrazioni della borghesia austriaca post-Impero, dall'altra delle sue migliori virtù. Herr Fiala non è nostalgico, quanto invece rassegnato alla sua nuova condizione, rimanendo tuttavia ancorato a ciò che per lui rappresenta il valore umano più grande, la fedeltà e la disciplina. Nel momento in cui è venuto a mancare il soggetto (l'Impero) dell'abnegazione del protagonista, il borghese "orfano" incanala tutte le proprie energie verso la famiglia; è dunque in nome della missione verso i suoi cari che Herr Fiala ingaggia una vera e propria lotta con la morte. Ed è la morte ad essere l'altra grande protagonista del racconto, è il sottotesto che sottende a tutto il racconto, è sia il nemico da combattere che il motore ultimo delle azioni dei personaggi. La Morte assume quindi una dimensione più vasta e profonda, non è "solo" la morte del singolo, è invece la morte di un'intera classe sociale e dei suoi valoru, è la lunga agonia di un intero modo di vivere giunto alla fine. Assolti dunque i propri doveri verso la famiglia, e impossibilitato a compiere i doveri storici della borghesia, ormai orfana dell'Impero come giustificazione storica, cosa rimane ancora a Herr Fiala? Vivere o morire?
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