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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2020
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Una tregua forzata è quella del poeta dal primo conflitto mondiale, a causa d'una cecità limitata che lo costringe a letto, allontanandolo dallo scenario bellico, ove finallora si era distinto per gli smacchi, rimasti poi celebri, procurati ai nemici - benché minima l'entità dei danni prodotti con i suoi interventi, oltre che marginale il rischio intrapreso rispetto alla gran parte delle truppe impegnate. Ma a consegnare questa stasi del poeta all'attenzione dei lettori è la redazione, col sostegno della figlia Renata, di un memoriale, ove si ridefinisce, quasi assorto da quella penombra che lo divora, e parla per la prima volta di sé umano, ossia afferente al dolore. Benché questo ancora preda del suo strumentarsi ad una forma e una dizione tipiche e mai disgiunte dall'autore, la dimensione del contenuto e ben diversa dal solito: qui D'Annunzio si rivolge alla sofferenza, finora velata dall'attitudine del super-uomo a cui aveva abituato a lungo i suoi lettori, rimarcando sta volta invece il peso del suo ruolo e la parola "timore" per la vita che intercorre, lasciando di fatto nulla di quell'ulisside per molto elogiato. A mio avviso, una velata capitolazione del superomismo dibattuto a fondo nelle incompiute "Laudi". Anche se - e per concludere le analisi personali - ritengo questa, insieme alla "Guerra latina" e al "Libro segreto", una sorta di prosieguo non ufficiale delle "Laudi", concludendo definitivamente la saga di un viaggio, che porterà l'eroe a riscoprire l'uomo. Profondo e scenico, come ogni opera del poeta, consiglio per il suo connotato atipico da altre opere.
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