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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Il libro di George Saunders può dirsi una geniale rivisitazione dell' Antologia di Spoon River. Anche qui, i defunti che ricevono fra loro il figlioletto di Lincoln (scomparso appena undicenne) parlano della vita che si sono lasciati alle spalle, e dalla quale - forse - non si sono ancora staccati del tutto: per questo soggiornano, come il fanciullo appena arrivato, nel "Bardo", una sorta di limbo, di immaginaria "terra di mezzo", che li separa per il momento dalla definitiva destinazione oltremondana. Il romanzo dello scrittore statunitense è una sorta di articolatissima sinfonia corale, un lungo poema a più voci che occupa lo spazio di una sola notte, ma anche una sorta di concerto costituito da innumerevoli quanto opportune citazioni letterarie. Un libro molto bello ma non certo facile, poiché - come giustamente è scritto fra le note di quarta di copertina, rivoluziona non poco il concetto comune e tradizionale di romanzo.
Nel mezzo della Guerra Civile Americana, il Presidente Lincoln vede morire il suo figlioletto di undici anni, Willie. Lo spirito di Willie, abbandonato il corpo, viene a trovarsi nel Bardo, cioè in quel luogo in cui, secondo il Buddismo tibetano, i trapassati sostano prima di poter rinascere. Lì il bambino incontra, inconsapevole del suo stato, tre spiriti guida (un omosessuale morto suicida, un tipografo morto accidentalmente prima di aver consumato il matrimonio, un reverendo in attesa del perdono per i suoi peccati) ed un corteo di altri spiriti disperati, afflitti, con la nostalgia di come erano prima e che di quel prima conservano solo i sentimenti ed i ricordi. Tante vite volate via sono ora tanti spiriti nel Bardo a cui giungono con sembianze deformate dal loro vissuto, ma pronti a riacquistare i veri connotati al momento del passaggio al livello superiore. Il Bardo è luogo di purificazione attraverso il totale distacco da ciò che si lascia. In questo potremmo leggere il significato simbolico dei tanti personaggi, che tante vite sono stati e di cui, come per contrappasso, presentano nell'attuale aspetto le caratteristiche fisiche o morali che li hanno contraddistinti: un marchio negativo della fisicità perduta. Sebbene il tema dominante sia la morte, la scelta di usare dialoghi anche interrotti, ridotti, a volte, ad uno scambio di brevi battute, conferisce vivacità e leggerezza al racconto, senza nulla togliere alla comprensione del testo. Ogni frase di uno, spesso, è l'incipit della frase di un altro: ciò dà ritmo a quel canto a più voci che si leva da ogni pagina. Di un romanzo così ricco di scene ed attori e dalla stesura che, in alcuni passaggi, lo fa sembrare una scrittura teatrale, si può apprezzare tutto: il tema, lo stile, il linguaggio (talvolta volutamente sgrammaticato o scurrile), i personaggi: comici, grotteschi, caricature di vizi e piccole manie, ma anche grandi, solenni, umani. Un'opera sorprendente, trascinante, divertente, toccante.
Acquistato per la scelta di questa storia particolare, che vede Willie Lincoln finire ancora bambino del limbo dell'incertezza dopo la morte, dove altre anime lo accompagnano, sospese in attesa di un ritorno alla vita che non avverrà mai. Sono tante le anime che si sentono malate, che sanno che torneranno presto alla salute e alle loro famiglie, che non vogliono accettare di essere morte e che si emozionano quando vedono arrivare il bambino, ma ancora di più il padre che, assolutamente vivo, va ad abbracciare il corpo del figlio nella bara. Non ho particolarmente apprezzato la scrittura, spezzata, che passa dai morti alla cronaca dei vivi, creando degli stacchi a volte fastidiosi, ma ancora meno mi è piaciuto leggere volgarità buttate a caso e scritte in maniera incomprensibile. Sì, voleva far parte del contesto, del carattere, della trasformazione, ma non mi va mai giù quando in un libro trovo un dialetto, figuriamoci un italiano sgrammaticato. Nel complesso comunque non è all'altezza dello scalpore suscitato, ma nemmeno da buttare via.
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