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Anno edizione: 1996
Anno edizione: 2012
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Lei veniva avanti, la figura ancora indistinta nella semioscurità. Veniva avanti come la protagonista di un film, o meglio come la donna dei sogni di un adolescente.
Era vestita di velluto nero? Fatto sta che era più scura di tutto il resto, che spiccava come un’ombra intensa, sontuosa. E la poca luce ancora sospesa nell’aria si concentrava sui suoi capelli biondi e leggeri, sul viso opaco.
«Ho saputo che desidera parlarmi, commissario... Ma la prego, si accomodi...».
Il suo accento era più marcato di quello di Carl. La voce cantava, abbassandosi sull’ultima sillaba delle parole.
E il fratello le stava accanto come uno schiavo al fianco della regina affidata alla sua protezione.
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Nel garage di un'antica casa situata in un desolato crocevia fuori Parigi, viene ritrovato il corpo di un facoltoso commerciante di gioielli e così il commissario Maigret si ritrova ad indagare nel tentativo di dipanare le fila di una intricata vicenda che si svolge in un'atmosfera lugubre e oppressiva resa ancora più torbida dal degrado morale dei personaggi che in essa si muovono. È una storia diversa da quelle che di solito hanno per protagonista il commissario Maigret, ricca di sparatorie, scazzottate e ferimenti, forse poco credibile, ma estremamente affascinante come lo sono le figure di alcuni protagonisti come l'enigmatica e sensuale Else e l'aristocratico Carl e la soffocante atmosfera nella quale, comunque, il nostro commissario riesce a muoversi con incredibile lucidità e umanità.
Non tutte le ciambelle riescono col buco e questa volta è capitato a Simenon che con Il crocevia delle Tre Vedove pasticcia e non poco. Si potrebbe anche dire che se si mette troppa carne al fuoco si corre il rischio di scottarsi e in effetti sono dell’idea che l’autore francese, iniziato questo romanzo in modo interessante con un interrogatorio, senza esito, di ben 17 ore di un sospetto d’omicidio, poi si sia perso per strada, infarcendo la vicenda di troppi personaggi, tanto che alla fine gli arrestati saranno ben sei, fra capi e manovali del crimine. Ma se sono troppi i protagonisti, ben poco verosimile non solo si presenta la vicenda, ma anche la soluzione del caso. E a far perdere la bussola al lettore ci sono poi una serie di fatti che lasciano un po’ basiti, come l’uccisione di una donna davanti agli occhi di Maigret, lo stesso commissario che appare turbato dalla sensualità di Else, una bella ragazza che avrà un ruolo chiave nell’intricata trama, insomma anziché trovare la classica professionalità che è peculiare di Simenon sembra, francamente, di avere per le mani un giallo da quattro soldi. Ci sono poi situazioni che oserei definire esilaranti, come quella in cui i gendarmi inseguono a bordo di un taxi dei banditi in fuga, oppure la perquisizione, dopo un delitto, minuziosa di un posto, un parco, che non comprende però almeno un’occhiata a un pozzo, ma c’è anche un errore clamoroso laddove Maigret fa mettere i rei faccia al muro e poi li guarda in volto, come se lui si fosse trasformato in una sogliola. È inoltre inutile che dica che l’ambientazione, l’atmosfera e l’analisi psicologica dei personaggi non è così attenta come il solito e che anzi si dimostra invero modesta e approssimativa con il ricorso anche ai tanti vituperati stereotipi. Insomma, per concludere, se in L’amica della signora Maigret Simenon mi era parso in vacanza, questa volta invece mi è sembrato in stato confusionale, come di uno che, iniziata un’impresa, ha finito con il perdere il filo del ragionamento. Si legge questo romanzo, si lascia leggere e forse può anche soddisfare, a patto di dimenticare che l’autore è Simenon, da cui è certo lecito pretendere molto di più.
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