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Quando c'è festa nei miei paesi vengono da lontano i venditori, mangiaspade, mangiafuoco, con mani immense e scamiciate alzano sui bambini la tromba del diluvio, dormono a notte nei fondachi scuri, se ne vanno un mattino sotto la pioggia. Io non ho fiere piú da visitare, e piú m'attempo piú voglio morire.
«Questi versi, scritti su carta da macero con un pennino Perry moltissimi anni fa; sopravvissuti solo quasi per caso alle periodiche fiamme di San Silvestro a cui l’autore fu solito un tempo condannare il superfluo e l’odioso dei suoi cassetti; divenuti, invecchiando, patetici come rulli di pianola o vecchie fotografie; questi versi non vantano probabilmente altro merito per vedere la luce; se non quello, privato, di fare per un momento sorridere, ove ne abbia ancora le labbra capaci, un fantasma di gioventú. Il quale potrà ritrovarvi e riconoscervi, insieme ai relitti di sue antiche pene d’amor perdute in riva al Mediterraneo, le memorie di una lunga attesa e persuasione di morte all’ombra grave della guerra; e le veloci letizie, le lunghe solitudini, dopo il ritorno nel Sud».
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