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Anno edizione: 2019
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La lotta per la libertà di un eroe di ieri, una lezione di democrazia per i giovani di oggi
Quella di Giacomo Matteotti è una delle voci che con più forza e più coraggio si levarono contro i soprusi del regime fascista. A distanza di quasi un secolo questo volume esorta a prestarle di nuovo ascolto, riproponendo due documenti molto citati ma poco letti: il discorso del 31 gennaio 1921, quando Matteotti per la prima volta e per primo osò prendere la parola in Parlamento contro il regime, e quello del 30 maggio 1924, quando denunciando i brogli elettorali firmò la propria condanna a morte, inflittagli di lì a pochi giorni per mano di cinque sicari fascisti. Grazie a queste due testimonianze sarà possibile comprendere con maggiore chiarezza un momento cruciale della storia del nostro paese, e riflettere, alla luce di ciò che è stato, su temi che ancora oggi continuano a trovare ampio spazio nel dibattito pubblico.
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Le due invettive, storiche, del deputato G. Matteotti alla Camera, di fronte ad una platea di quasi solo fascisti, furono tra i gesti più tenaci e iconici della resistenza - per lungo poi interrotta - al fascismo di Mussolini. In queste due asserzioni, una del '21 e l'altra nel '24, vediamo due schemi che si ripetono nella dialettica matteottiana, diretta e propositiva alle cause anziché le ragioni; ma in circostanze diverse, in cui l'ultima presenta la chiara preoccupazione del regime: ossia dell'arresto all'ascesa di Mussolini, stretto ormai in una possibile destituzione. All'imminenza del terzo discorso, per molti definitivo argine alla corrente fascista, Matteotti sarà fatto sparire e, da lì a poco, dichiarato morto, in circostanze apparentemente misteriose - solo dal '47, reindirizzate al fascismo, seppure rimasto ignaro l'effettivo committente. Consigliato, come riscoperta dell'azione singola d'un uomo, fino all'ultimo disposto, benché conscio dei rischi, a difendere l'assetto democratico della sua nazione.
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