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Anno edizione: 2011
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Una fotografia di come si tratta il patrimonio culturale-artistico italiano oggi; è stato per me un motore di indignazione. La scrittura è molto attenta, un po' lenta (perché supportata da dati e numeri oggettivi che possano avvalorare le argomentazioni). A tratti grottesca, la gestione del nostro patrimonio è fallimentare e il libro è una finestra aperta su questo mondo, lo analizza a fondo e fa arrabbiare il lettore. Consigliato a chiunque. Finisci i libro, carico di rabbia ed indignazione, hai voglia di non votare piu' o di espatriare.La domanda che ti ripeti, mentre leggi e' un mantra:Come e' possibile che in Italia, non si abbia nessun rispetto per l'arte???
Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno scritto ancora una volta un libro che colpisce per la ricchezza di notizie, fatti e statistiche di enti autorevoli. L’argomento principale è la gestione (o, meglio, la “non gestione”) delle infinite ricchezze culturali presenti in Italia, viste sia da un punto di vista artistico (il degrado di certi beni è un peccato mortale per la storia e l’arte) sia da un punto di vista economico, in antitesi, perfettamente documentata, con la ben nota frase “con la cultura non si mangia”. Mai sentito nulla di più falso, e gli autori lo dimostrano numeri ed esempi alla mano. Non mi soffermo sui tanti, tantissimi fatti e aneddoti raccontati nel libro, ciascun lettore resterà più o meno colpito da certi argomenti piuttosto che da altri sulla base della propria sensibilità e dei propri interessi, mi limito soltanto ad evidenziare la completezza del lavoro di Rizzo e Stella, perché non si parla soltanto di Pompei e degli altri beni culturali, ma si estende la propria analisi a tutti gli aspetti che sono contorno e causa del degrado, come il livello culturale dei nostri politici (pochi laureati, a differenza degli altri paesi) e gli sprechi per auto blu e pensioni di ex parlamentari (e, aggiungo, il confronto di queste cifre con quelle generalmente investite nel cinema e nella cultura). Consiglio ad ogni lettore di riguardare velocemente il libro dopo la prima lettura, così da mettere a fuoco gli aneddoti che più hanno colpito l’attenzione e ricordarli; io ho seguito questo metodo ed è stato molto utile. Un capitolo a parte va dedicato allo stile degli autori, perché molto spesso i libri che parlano della casta o, comunque, del malgoverno del nostro paese rischiano di non essere apprezzati dal pubblico proprio per la loro ricchezza: si cerca infatti di evitare i “mal di pancia” e il nervosismo dovuti alla conoscenza e, allo stesso tempo, alla consapevolezza di essere impotenti o quasi (non posso farci nulla? Allora è meglio non sapere). In realtà Stella e Rizzo aggiungono battute e aneddoti che alleggeriscono la lettura; talvolta pare di vedere un’intervista a Stella (da non perdere).
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