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Abbiamo un lettore che sta per accingersi a leggere il nuovo libro di Italo Calvino, “Se una notte d’inverno un narratore” e si ritrova catapultato nel mondo di Cosimo Piovasco di Rondò, della sua vita sugli alberi e dell’incontro con la figlia dei D’Ondariva. Ma all’improvviso il libro si blocca e raddoppia: ci sono delle pagine che si ripetono. Il nostro lettore torna in libreria per cambiare la sua copia fallata, qui incontra La Lettrice; anche lei come il Lettore è venuta a prendere una copia non fallata. Ma anche questa ha dei difetti e invece di essere il romanzo “Se una notte d’inverno un narratore” non è neanche più “Il barone rampante”, ma “Il sentiero dei nidi di ragno”. Il Lettore e la Lettrice cominciano a mettersi a fare indagini su Italo Calvino e sul libro stesso, entrando in contatto con altri suoi romanzi che si susseguono senza un filo logico uno dietro all’altro.
Ciò che fa da linea guida attraverso i romanzi è l’interludio dei due Lettori che si conoscono e avvicinano sempre più: tra professori, mostre di opere d’arte con i libri come soggetto arriveremo ad una fine che non è una fine, in un moto circolare che si ferma e riprende in avanti, lasciando nel lettore un’idea di incompiutezza. Gianluigi Pucciarelli ha reso con la sua sceneggiatura l’idea del postmodernismo sottesa al romanzo di Italo Calvino. Rende omaggio ad altre cinque opere dello scrittore italiano: “Il barone rampante”, “Il sentiero dei nidi di ragno”, “Ti con zero”, “Il castello dei destini incrociati” e “Le città invisibili”. Da segnalare anche il richiamo a “Lezioni americane” per i titoli dei singoli romanzi che il lettore incontra sul suo cammino. Una squadra di artisti ha lavorato sulle diverse parti creando un connubio di illustrazioni e parole che colpisce l’occhio di chi ammira le tavole
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