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Nel corso di otto anni, dal 1986 al 1994, mentre provvedeva al suo lavoro di critico e storico della letteratura, Giulio Ferroni si è visto recapitare da postini ogni volta diversi alcune lettere firmate da Gianmatteo del Brica - il villano della favola di Machiavelli sull'arcidiavolo Belfagor - destinate all'omonima rivista, dove esse sono state poi fedelmente pubblicate. Lettere diaboliche; irrispettosi «pensamenti e risentimenti sulla cultura italica e planetaria»; proiettili contro le incongruità, le presunzioni, le illusioni, i miti esteriori che hanno affollato la scena culturale di questi anni, contro i piccoli tic della chiacchiera diffusa, le amenità dei maîtres-à-penser e di alcune grandi menti fortunate e prestigiose. Gianmatteo segue così il naufragio di gran parte di una cultura genericamente «di sinistra» nell'improvvisazione, nell'ossessione dell'effetto immediato, nella distorsione pubblicitaria, nell'orizzonte televisivo. Dagli «angeli necessari» di Cacciari al Machiavelli di Berlusconi, passando per Alberoni, Placido, Abruzzese, e per altre ben note presenze di questi anni, questo villano ha raccolto un vero e proprio bestiario-sciocchezzaio, sostenuto da una giocosa rete di richiami letterari e da un aggressivo mimetismo linguistico. Ma ora che tutto «sembra arrivato al capolinea», Gianmatteo ha deciso di tacere, salutando Belfagor nel maggio 1994 con una missiva dedicata proprio alle ultime elezioni.Con un po’ di rimpianto per quei postini che non vedrà più (ma già l'ultima lettera gli è giunta via fax), Ferroni ha qui raccolto e prefato con scrupolo filologico tutte e dieci le lettere di questo autore singolare, che costituiscono un utile contributo all'autoflagellazione della cultura italiana.
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